Il pensiero economico alla base del Green New Deal

L’economista Mariana Mazzucato spiega in che modo una revisione delle politiche industriali possa essere la chiave per affrontare i cambiamenti climatici.

di David Rotman

Il Green New Deal proposto da Alexandria Ocasio-Cortez, rappresentante alla camera USA, e da altri progressisti, ha radicalmente modificato il dibattito sui cambiamenti climatici negli USA. La proposta sostiene la necessità di investimenti pubblici decisi e mirati per affrontare non solo i cambiamenti climatici, ma diversi problemi sociali tra cui la disparità.

Questo genere di investimenti mirati viene definito “politica industriale,” un argomento scottante tra gli economisti. Mariana Mazzucato, economista del University College London e fondatrice del neonato Institute for Innovation and Public Purpose, ha ragionato a lungo sulla necessità di tali approcci, politiche innovative orientate ad una missione.

Mazzucato, autrice di The Entrepreneurial State e di The Value of Everything, sostiene che gli investimenti pubblici sono stati chiave per lo sviluppo di tecnologie chiave, da internet al biotech. Abbiamo chiesto il suo parere sul Green New Deal e sulle politiche industriali che potrebbero essere utilizzate per confrontarci con i cambiamenti climatici ed i grandi temi sociali.

Le politiche industriali sono spesso mal viste tra gli economisti. Lei perchè è così a favore?
Prima di tutto ci sono politiche industriali efficaci ed inefficaci. Le politiche industriali problematiche sono quelle che alimentano solo alcuni aspetti dell’economia, senza promuovere trasformazioni sistemiche. Una politica industriale efficace, modifica il comportamento di un’ampia gamma di settori industriali, promuovono una trasformazione economica.

Il Green New Deal è un esempio di politica industriale?
Dipende da come viene interpretato. Ne ho parlato con Alexandria Ocasio-Cortez lo scorso settembre. Il Green New Deal potrà esprimere il massimo della propria efficacia se economicamente ampio, nello spirito con cui il partito Democratico lo sta promuovendo. Non si tratta solo di energie rinnovabili, ma di rendere verde l’intera economia, promuovere una trasformazione dell’intero settore manifatturiero.

Da dove originano i riferimenti con il New Deal promosso dal presidente Roosevelt per uscire dalla Grande Depressione?
Il Green New Deal ha due parti. Una parte descrive la direzione da prendere indicata da Roosevelt quando promosse nuovi progetti e nuove infrastrutture. È importante lasciarsi alle spalle un approccio settoriale per abbracciare una trasformazione dell’intera economia. Una seconda parte è dedicata al termine “deal,” l’accordo, un nuovo contratto sociale tra governo, business e cittadini.
Più il Green New Deal saprà aprire un nuovo dialogo sulla direzione degli investimenti e delle innovazioni, nonché su come verranno distribuiti i riconoscimenti nelle relazioni tra pubblico e privato, più si farà interessante. Quali accordi vogliamo stringere con queste società? A quali condizioni?

È possibile confrontarsi con i cambiamenti climatici e ottenere una crescita economica?
Un Green New Deal dovrebbe creare nuove opportunità di investimento, promuovendo sia crescita che sostenibilità. La crescita è caratterizzata da una velocità come da una direzione e il GND descrive la direzione da prendere per avere una crescita più verde capace di liberare immensi investimenti privati finora tenuti da parte. Dovrebbe anche mettere l’accento sul reinvestimento dei profitti invece che sull’accumulo di potere economico.

Uno dei suoi libri, Rethinking Capitalism, critica le proposte di molti economisti sulle politiche da adottare a fronte dei cambiamenti climatici. Perchè?
Le correnti economiche dominanti considerano le politiche in termini di correggere errori di mercato. Aspettano che qualcosa vada male prima di incerottarlo, ma una trasformazione in termini di sostenibilità deve essere più ambiziosa, deve pensare a come collaborare alla creazione di mercati assieme al settore privato.
Indirizzare gli investimenti verso missioni pubbliche può stimolare innovazioni ed investimenti, ma dovrebbe essere condotto senza controlli eccessivi. Ci sarebbe da impostare una direzione per poi utilizzare tutti gli strumenti a disposizione del governo a favore delle sperimentazioni che nasceranno dal basso.

E continuare a puntare verso l’obiettivo, in questo caso, la riduzione delle emissioni.
Sì, occhi puntati al premio.

(lo)

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