Il riscaldamento globale potrebbe nuocere ai bambini per il resto della loro vita

Un nuovo studio collega le ondate di caldo estremo sofferte durante l’infanzia a guadagni minori da adulti.

di James Temple

Un crescente numero di ricerche conclude che l’innalzamento delle temperature globale comporterà un incremento del rischio di stress termici e colpi di calore, la riduzione della produttività, accentuerà il divario globale fra ricchi e poveri e scatenerà azioni violente (vedi “Hot and Violent”).

Secondo uno studio condotto da ricercatori di Stanford, dell’Università della California, Berkeley, e del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, persino brevi periodi contrassegnati da ondate di caldo estremo potrebbero avere ripercussioni a lungo termine sui bambini e sul loro futuro finanziario. In particolare, il paper, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, sostiene che le ondate di calore durante i primi anni di vita, inclusi i mesi di gravidanza, sarebbero in grado di intaccare i guadagni dei giovani. Per ogni giorno in cui le temperature hanno superato i 32 °C nel periodo compreso fra l’età del concepimento e i primi anni di vita, il giovane lavoratore accuserebbe a 30 anni un calo dello 0.1 percento nella redditività del suo lavoro.

I ricercatori non hanno affrontato direttamente le domande relative al processo secondo cui temperature più elevate corrisponderebbero a entrate inferiori, ma hanno precisato che solamente feti e infanti sono “specialmente sensibili alle temperature elevate perché il loro sistema termoregolatore e quello nervoso simpatico non sono ancora del tutto sviluppati”.
Studi precedenti hanno già associato le temperature estreme nei primi periodi di vita a un inferiore tasso di nascita e a una maggiore mortalità infantile, e un intero campo della ricerca si concentra oggi sul “paradigma delle origini dello sviluppo della salute e della malattia”, volto a tracciare gli impatti che problemi di salute nella giovane età possono avere in età adulta.

Esistono diversi percorsi attraverso i quali temperature più elevate potrebbero potenzialmente condurre a guadagni ridotti, riducendo le capacità cognitive, causando ripetuti problemi di salute che possono tenerci lontano da scuola o da lavoro, o intaccando tratti non cognitivi quali ambizione, assertività, o autocontrollo, spiega Maya Rossin-Slater co-autrice dello studio e assistente docente presso il dipartimento di ricerca e regolamentazione sanitaria di Stanford.

Il pericolo più grande è che il riscaldamento globale porterà a un incremento nel numero di giorni in cui le temperature supereranno i 32 °C – nello specifico, secondo un rapporto pubblicato dalle Nazioni Unite e citato nello studio e guardando alle statistiche riferite agli Stati Uniti, entro il 2070 potremmo assistere a un incremento da un giorno l’anno fino a 43 giorni l’anno.

Per i lavoratori che altrimenti guadagnerebbero annualmente $50.000, un solo giorno di caldo estremo durante i primi 21 mesi di vita potrebbe ridurre il loro salario di $50. Nel caso in cui il numero di giornate estremamente calde dovesse salire a 43, la perdita ammonterebbe a $2.150. Moltiplichiamo la cifra per il numero complessivo di abitanti che sarebbero esposti a questi eventi, e l’impatto economico è enorme; maggiore il numero di persone che non riescono a esprimere al massimo il proprio potenziale, minore la produttività complessiva e la capacità economica.

Il tutto va aggiunto all’impatto diretto delle temperature elevate sull’economia, particolarmente evidente sulla produttività umana e sulla resa dei raccolti, stando ad altre ricerche. Stando a una ricerca pubblicata su Nature dal professor Solomon Hsiang e da altri suoi colleghi della UC Berkeley (vedi “Hotter Days Will Drive Global Inequality”), 
un cambiamento climatico incontrollato potrebbe ridurre i guadagni globali medi di circa il 23 percento nel 2100, e fino al 75 percento nei paesi più poveri del mondo. Il tutto senza considerare i devastanti impatti economici provocati da eventi estremi, quali uragani e innalzamento del livello dei mari.

“Sappiamo che le temperature elevate comportano numerosi conseguente dannose sull’attuale produttività economica, nel momento stesso in cui si verificano”, ci scrive Hsiang in una email. “Questo studio dimostra un nuovo fattore che porta a una riduzione della produttività economica futura, indebolendo la nostra forza lavoro”.

La buona notizia, almeno per alcuni paesi e gruppi demografici, è che, in base all’analisi dei dati dello U.S Census degli Stati Uniti sulla diffusione degli impianti di climatizzazione nel tempo, l’aria condizionata elimina quasi completamente gli effetti osservati.
Questo elemento potrebbe però rappresentare un ulteriore fattore di aumento del divario fra paesi poveri e paesi sviluppati.

“Nei paesi poveri che non possono disporre di aria condizionata per affrontare le temperature elevate, possiamo facilmente assumere come gli effetti del riscaldamento globale saranno maggiori”, dice Rossin-Slater.

Lo studio ha esplorato i risultati di 12 milioni di persone nate negli Stati Uniti fra il 1969 e il 1977, incorporando le informazioni inerenti il loro guadagno che sono state messe a disposizione dal programma Longitudinal Employer Household Dynamics del Census Bureau degli Stati Uniti. I ricercatori hanno isolato l’impatto delle temperature, e controllato altre variabili, utilizzando ricorrendo ad accurate raccolte di dati sulle condizioni climatiche giornaliere e sul livello di natalità in ciascuno stato.

“Questo studio permette di vedere chiaramente gli effetti che il cambiamento climatico potrebbe avere sui nostri nipoti, anche se in futuro dovessimo scovare un metodo per riportare le temperature sotto controllo”, conclude Hsiang.

Immagine: Un bimbo gioca in una spiaggia di Tel Aviv in una calda giornata d’estate. Fonte: URIEL SINAI | GETTY IMAGES

(MO)

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