Il successo di Tesla e SolarCity dipende da una tecnologia che ancora non esiste

Elon Musk descrive un audace piano per creare una nuova società energetica, ma l’ingrediente fondamentale per la sua riuscita dipende da una tecnologia che ancora non esiste.

di Richard Martin

Con la promessa di creare “l’unica società energetica al mondo ad integrare verticalmente una gamma di prodotti ad energie pulite per i consumatori”, il CEO di Tesla Elon Musk ha dichiarato l’intenzione della società di acquisire SolarCity, la principale installatrice di pannelli solari domestici degli Stati Uniti. Musk è anche presidente e cofondatore di SolarCity, e suo cugino Lyndon Rive è il CEO dell’azienda.

Esistono una moltitudine di ragioni commerciali e finanziarie per dubitare della fattibilità di un simile accordo: anzitutto, lo scorso anno le due società hanno perso complessivamente $1.7 miliardi, e le perdite continuano solamente a crescere. Diversi osservatori ritengono che il piano di Musk si basi più sul desiderio di sostenere la vacillante SolarCity che su degli ipotetici benefici per shareholder e clienti. La società è stata colpita duramente dal tumulto del mercato per il solare residenziale, e le sue azioni hanno perso il 64 percento del valore negli ultimi 11 mesi.

L’unico vero timore potrebbe scaturire dalla tecnologia di Tesla. La visione di un sistema energetico pulito end-to-end che dai pannelli solari installati sui tetti, passando poi per le batterie domestiche, giunge alle auto elettriche di Tesla, saprà certamente attirare l’attenzione dei clienti abbienti che potranno permettersi di possedere tutte le attrezzature necessarie. Tutto dipende, però, dalla potenza delle auto elettriche, dei pannelli solari e dei sistemi di accumulo domestico. Questi ultimi, peraltro, rappresentano l’anello più debole.

Poco più di un anno fa, Tesla presentava il suo sistema Powerall dichiarando che le abitazioni dotate di questa tecnologia sarebbero diventate delle “micro-reti”. Così, aveva detto Musk, i residenti avrebbero potuto provvedere alle proprie necessità energetiche catturando l’energia elettrica durante il giorno e persino rivendere l’energia in eccesso agli operatori della rete elettrica. Musk aveva lanciato l’impianto da sette kilowatt-ora a un prezzo di $3.000, inferiore a quello richiesto per impianti analoghi di altre società. Stando a diverse stime, però, il costo comprensivo di installazione può arrivare anche a $10.000.

Oltretutto, il prezzo dell’energia derivata dai pannelli di SolarCity e conservata nel sistema Powerall, in termini di centesimi per kilowatt-ora, si aggirerebbe intorno a 25-30 centesimi, stando a molteplici analisi (le figure tengono in considerazione i prezzi contemplati da un tipico contratto di leasing per gli impianti SolarCity, oltre al costo del Powerall lungo l’arco di vita del sistema). Si tratta di cifre ben superiori a quelle chieste mediamente per l’elettricità degli Stati Uniti, che si aggirano intorno ai 12.5 centesimi per kilowatt-ora, stando alla Energy Information Administration. In termini di costi, dunque, non è chiaro il vantaggio insito nell’accumulo di energia elettrica da utilizzare la sera rispetto al consumo dell’energia fornita dalla rete elettrica.

Tesla sta investendo almeno $4 miliardi nella costruzione della gigantesca fabbrica in Nevada che produrrà le batterie per le sue automobili e per i sistemi Powerall e Powerpack. Le batterie agli ioni di litio qui prodotte saranno più sofisticate ed economiche rispetto a quelle della Panasonic che, finora, hanno alimentato i prodotti Tesla “The Tesla Model 3 May Depend on This Battery Breakthrough”). La società si aspetta di riuscire a ridurre il costo per kilowatt-ora delle sue batterie di oltre il 30 percento entro il 2017, ma ci vorranno degli anni prima che la gigafactory raggiunga il massimo regime di produzione; nel frattempo, quindi, Tesla continuerà a importare batterie Panasonic. Per il momento, il sistema Powerall impiega batterie che presentano pochi vantaggi, in termini di prestazioni o costo, rispetto ai prodotti di altre aziende.

“In sostanza, il Powerall monta le stesse batterie di un qualunque altro sistema di accumulo a base di ioni di litio: Batterie orientali che vengono disposte in blocchi”, spiega Jay Whitacre, un professore di ingegneria e ordine pubblico della Carnegie Mellon e fondatore di Aquion Energy, una società che sviluppa batterie per uso domestico.” Si tratta di una tecnologia diffusa”.

Nel complesso, la visione di Musk potrebbe anche divenire realtà. Per il momento, però, rappresenta un piccolo mercato di appassionati di energia pulita.

“Fino a quando l’energia solare e i sistemi di accumulo non avranno raggiunto una dimensione commerciale, spinta da strutture tariffarie a lungo termine, non si potrà parlare di un mercato particolarmente ampio”, dice Jim McDowall, direttore del business development per Saft, una società che produce batterie a ioni di litio per applicazioni industriali. “Nel migliore dei casi, l’introduzione delle vetture elettriche in questa formula è un pretesto per sentirsi bene”.

(MO)

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