L’economia russa a rischio collasso

Fino a che punto potrà spingersi Putin nel suo disegno di ridefinire il disegno dei suoi confini senza tenere conto dei costi dell’invasione? L’Ucraina non è la Cecenia né la Crimea.

di MIT Technology Review Italia

L’invasione dell’Ucraina ha messo la Russia sull’orlo del fallimento.  Tra le crescenti code ai bancomat in tutto il paese, la banca centrale ha cercato di impedire un ulteriore calo del rublo aumentando il tasso principale dal 9,5 al 20 per cento e impedendo gli scambi. È andata oltre ordinando alle imprese nazionali di vendere l’80 per cento delle loro attività in dollari detenute all’estero per aggirare una stretta da parte degli Stati Uniti e dell’UE volta a impedire alla banca centrale di vendere partecipazioni estere per un valore di 640 miliardi sotto il suo controllo per sostenere lo sforzo bellico.

La Borsa è chiusa dal 28 febbraio e il rublo è sceso al livello più basso di sempre. I costi militari della guerra sono stati esacerbati da un livello senza precedenti di sanzioni internazionali, sostenute da un’ampia coalizione di paesi. I cittadini russi, ora non possono fare acquisti presso le grandi aziende internazionali (IKEA, McDonald’s o Starbucks) e non hanno la possibilità di convertire i soldi in valuta estera.

Stime generose suggeriscono che l’economia russa potrebbe ridursi del 7 per cento l’anno prossimo, invece della crescita del 2 per cento prevista prima dell’invasione. Altri dicono che il calo potrebbe arrivare fino al 15 per cento. Una tale caduta sarebbe più grande del crollo dei mercati azionari russi del 1998, un grave shock per un’economia che non ha visto quasi nessuna crescita nell’ultimo decennio e non è riuscita a diversificare dall’esportazione di petrolio e gas. 

Come riportato da “The Conversation”, nel frattempo l’Unione Europea sta pianificando di ridurre drasticamente la sua dipendenza energetica dalla Russia, mentre gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno iniziato a eliminare gradualmente le proprie importazioni, più limitate.

Le prospettive a lungo termine sono terribili. Se le sanzioni verranno mantenute, la Russia sarà tagliata fuori dai suoi principali partner commerciali, a parte Cina e Bielorussia. Le agenzie di rating ora prevedono che la Russia non sarà presto in grado di ripagare i suoi creditori, sempre con un impatto colossale a lungo termine sull’economia. 

L’insolvenza della Russia potrebbe arrivare già dal 15 aprile, che segnerà la fine di un periodo di grazia di 30 giorni sui pagamenti delle cedole che il governo russo deve sulle obbligazioni in dollari con scadenza nel 2023 e nel 2043, ha affermato Simon Waever di Morgan Stanley. La sua reputazione di mutuatario poco rispettabile renderà difficile attrarre investimenti esteri senza massicce garanzie, rendendola potenzialmente completamente dipendente dalla Cina.

Lo scenario economico in realtà sembra ancora peggiore con una vittoria di Putin. Occupare l’Ucraina e insediare un governo fantoccio implicherebbe sicuramente assumersi la responsabilità della ricostruzione delle infrastrutture distrutte. E con i cittadini ucraini sempre più europeisti , mantenere la pace in un ambiente così ostile costringerebbe Putin a distogliere un’enorme quantità di risorse dal bilancio russo.

Per avere un’idea di cosa comporterebbe, è necessario guardare a cosa è successo prima.  Il tempo ha dimostrato che il costo diretto dell’assorbimento della Crimea e della città portuale navale di Sebastopoli, che nel 2014 erano più poveri in termini di prodotto regionale lordo pro capite rispetto a tutte le altre regioni russe, è stato facilmente sopportabile per la Russia. I sussidi versati in Crimea sono variati tra 1 miliardo e 2,7 miliardi di dollari all’anno, un importo gestibile per l’economia russa di 1,6 trilioni di dollari. 

Ma la popolazione ucraina di circa 40 milioni di abitanti è 20 volte più grande di quella della penisola di Crimea e 40 volte maggiore di quella della Cecenia. Inoltre rappresenta il secondo paese più grande d’Europa per area (dopo la Russia) e sarà un luogo molto costoso in cui sostenere un’occupazione.

Oggi, sebbene le perdite russe siano un segreto militare, le stime ucraine valutano il costo materiale per Putin della distruzione di carri armati, aerei e armi a circa 5 miliardi di dollari solo per i primi due giorni di guerraMa non è solo l’hardware militare che costa denaro.

Può sembrare strano, persino sgradevole, ma i governi e gli economisti attribuiscono un valore monetario a ogni vita umana. Finora in Ucraina si stima che siano stati uccisi fino a 12.000 soldati russi. In confronto, circa 15.000 soldati morirono durante l’invasione sovietica dell’Afghanistan, 8.000 durante la prima guerra cecena e un numero leggermente maggiore (ma incerto ) durante la seconda.

Una stima approssimativa basata sull’aspettativa di vita e sul PIL pro capite suggerisce che un bilancio delle vittime di 10.000 soldati russi corrisponderebbe a un costo di oltre 4 miliardi di dollari. A questo, si dovrebbe aggiungere l’ enorme tributo per la salute mentale sulle loro famiglie e su tutti i soldati che hanno preso parte a una guerra attiva.

Questi costi però sono irrilevanti nell’immediato per il bilancio del governo. Così anche il misero risarcimento annunciato da Putin alle famiglie dei soldati morti, che sarà pagato in valuta locale, il che significa che il suo valore effettivo potrebbe presto essere prossimo allo zero. 

Nei prossimi giorni e settimane, se il costo della guerra sarà troppo alto per Putin dipenderà da due elementi.
L’industria militare e della difesa russa può sopravvivere senza importazioni tecnologiche come elettronica e robot industriali dall’Occidente?
l’impatto delle sanzioni e delle vittime sarà sufficiente per spostare l’opinione pubblica in un modo che minaccia il Cremlino? 

Una ragione di ottimismo è che, a differenza delle sanzioni vecchia maniera, quelle attuali stanno mostrando una maggiore efficacia e si sono concentrate sui rapporti finanziari anziché sull’interscambio commerciale.  La scelta di recidire direttamente i rapporti finanziari ha portato con sé la rottura dei rapporti commerciali, data l’impossibilità di effettuare i pagamenti. In questo modo si è sferrato un duro colpo alla pretesa di Putin di legittimità attraverso la performance economica.

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