La bufala rimane in vita, anche dopo la sua cancellazione

I teorici della complotto sulla pandemia stanno usando la Wayback Machine, l’archivio digitale del web, per promuovere di nuovo i contenuti eliminati in precedenza, sfuggendo in tal modo a moderatori e controllori dei fatti.

di Joan Donovan

Dall’inizio della pandemia, il Technology and Social Change Research Project del Shorenstein Center di Harvard Kennedy, di cui sono il direttore, ha indagato sulla circolazione online di disinformazione, truffe e cospirazioni su covid-19. I truffatori ora stanno usando il virus per ingannare individui ignari, come dimostrano i dati, e quindi la nostra ricerca sulla disinformazione si è concentrata sulla comprensione delle nuove tattiche di questi manipolatori dei media. Ciò che abbiamo scoperto è stata un’esplosione sconcertante di contenuti “zombie”.

Ad aprile, Amelia Acker, professore associato di scienza dell’informazione presso la University of Texas, ad Austin, ha attirato la nostra attenzione su un collegamento popolare basato sulla teoria del complotto, in cui si dice che la Cina nasconde informazioni importanti su covid-19. 

Il post originale proveniva da un sito dall’aspetto generico chiamato News NT, in cui si afferma che 21 milioni di persone erano morte a causa della covid-19 in Cina. Questa storia è stata rapidamente smentita e, secondo i dati di Crowdtangle (startup di proprietà di Facebook che misura il successo dei post sui social media), il collegamento originale aveva ottenuto solo 520 interazioni e 100 condivisioni su Facebook, che a sua volta aveva posto un’etichetta di verifica dei fatti su questo contenuto, limitandone la posizione nei sistemi algoritmici per feed di notizie e ricerca. Ma qualcosa sfuggiva in questo modello di diffusione del messaggio.

Mentre la pagina originale non è riuscita a diffondere false notizie, la versione della pagina salvata sulla Wayback Machine di Internet Archive si è diffusa su Facebook. Con 649.000 interazioni e 118.000 condivisioni, il collegamento della Wayback Machine è diventato virale e anche se Facebook ha apposto l’etichetta “fact check” sui collegamenti alla versione di Wayback Machine, era già stato vista un numero enorme di volte. 

Ci sono diverse spiegazioni per questa viralità sotterranea. Alcune persone usano Internet Archive per eludere il blocco dei domini vietati nel loro paese d’origine, anche quando non si tratta semplicemente di censura. Altri stanno cercando di aggirare il controllo dei fatti e la retrocessione dei contenuti da parte degli algoritmi.

Molte delle condivisioni su Facebook riguardano gruppi e pagine della destra americana e sono decisamente critici nei confronti della Cina, del Pakistan e del sud-est asiatico. La maggior parte delle condivisioni del collegamento di News NT sul Wayback Machine proviene da un gruppo pubblico di Facebook, “Trump for President 2020”, gestito da Brian Kolfage, meglio conosciuto come l’ispiratore del controverso gruppo no profit We Build the Wall, favorevole alla costruzione di un muro lungo il confine con il Messico.

Utilizzando la tecnica della keyword squatting, questa pagina ha cercato di “catturare” coloro che cercavano di unirsi ai gruppi di Facebook relativi a Trump. Ora conta quasi 240.000 membri e il gruppo pubblico ha cambiato nome diverse volte: da “PRESIDENT DONALD TRUMP [OFFICIAL]” a “President Donald Trump [OFFICIAL]”, poi a “The Deplorable’s” “e infine a “Trump For Presidente 2020”. Sostenendo di essere la pagina “ufficiale” della campagna a favore di Trump e usando un segno di spunta fasullo, gruppi come questo possono generare fiducia in un pubblico già polarizzato. 

Per cercare ulteriori prove di questo subdolo sistema di viralità, abbiamo cercato “web.archive.org” su tutte le piattaforme. Non sorprende che i post presi per diffondere la disinformazione sulla salute abbiano trovato nuova vita attraverso i collegamenti di Wayback Machine. Una storia cancellata da Medium, dal titolo  Covid-19 ci aveva ingannati, ma ora è stato svelato il suo segreto, ha violato le linee guida della piattaforma di pubblicazioni online sulle informazioni fuorvianti sulla salute. 

Prima della rimozione da parte di Medium, il post originale ha accumulato 6.000 interazioni e 1.200 condivisioni su Facebook, ma la versione archiviata è diventata molto più popolare: 1,6 milioni di interazioni, 310.000 condivisioni, con trend in crescita. Questo contenuto zombie ha prestazioni migliori rispetto alla maggior parte delle notizie dei media tradizionali, eppure esiste solo come materiale archiviato.

Forse l’elemento più allarmante per un ricercatore come me è che le teorie del complotto permeano le pagine private e i gruppi su Facebook. Ciò significa che i ricercatori hanno accesso a meno del 2 per cento dei dati di condivisioni e che la disinformazione sanitaria circola in spazi in cui giornalisti, ricercatori indipendenti e fautori della salute pubblica non possono valutarli o controbilanciare queste false affermazioni con i fatti. 

Fondamentalmente, se non fosse per i record di Internet Archive non saremmo in grado di fare questa ricerca sul contenuto apparentemente cancellato, anche se appare evidente che queste manipolazioni indichino che Internet Archive dovrà essere modificato.

Questo tipo di viralità si diffonde in genere nei luoghi in cui WhatsApp è popolare, perché è facile inoltrare disinformazione attraverso canali crittografati ed eludere la moderazione dei contenuti. Ma quando il fenomeno della disinformazione sanitaria si verifica su Facebook diventa particolarmente sconcertante.

Oltre il 50 per cento degli americani si affida a Facebook per avere notizie e, sotto la spinta di continue denunce da parte degli utenti, ci si rende ora conto che i ricercatori hanno una finestra molto limitata sui dati. Ciò significa che è quasi impossibile indagare su come una pericolosa disinformazione sulla salute sia condivisa su pagine e gruppi privati. 

Tutto ciò rappresenta una minaccia diversa dalle bufale in ambito politico o giornalistico, perché le persone modificano i loro comportamenti sulla base di raccomandazioni mediche. Durante l’ultimo decennio di ricerche sulle piattaforme politiche, non ho mai assistito allo stesso tipo di danni collaterali causati da contenuti offensivi incontrollati diffusi sul web e sui social media. 

Le aziende di social media dovrebbero creare un protocollo per l’ amplificazione strategica di notizie che mettono in primo piano il rispetto, la dignità e i valori sociali, e fare riferimento a ricercatori indipendenti per identificare contenuti validi, specialmente quando sono in gioco le nostre vite. 

(rp)

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