La mobilità elettrica per un’aria più pulita

Un nuovo studio pubblicato dall’IIA-CNR promuove il passaggio ad una mobilità elettrica nelle città italiane assediate dall’inquinamento. Il contributo di giganti dell’energia come Eni diviene fondamentale per la trasformazione dei trasporti.

di Lisa Ovi

Il rapporto diretto tra qualità dell’aria e salute non è solo intuitivo, ma anche scientificamente provato da numerosi studi pubblicati nel corso degli anni. Già nel 2018, uno studio apparso su Nature Climate Change prometteva che un rapido abbandono dei carburanti fossili avrebbe potuto salvare 150 milioni di vite l’anno. La stessa Agenzia Europea dell’Ambiente ha denunciato lo scorso autunno un’alta percentuale di decessi prematuri provocati, in Europa, dall’inquinamento.

Non si può ignorare il fatto che sulle mappe per il monitoraggio della qualità dell’aria prodotte dall’ESA, il Nord Italia e la Lombardia si presentino insistentemente come un’inamovibile macchia scura, confermata persino nei mesi del primo lockdown, durante i quali l’unica grazia sembrò essere un’aria più respirabile.

Brescia e Bergamo mantengono ancora oggi il proprio triste primato di città più inquinate d’Europa, con i più alti tassi di mortalità da smog. Il dato è stato confermato a inizio anno da uno studio internazionale diretto dall’Institute for Global Health di Barcellona e pubblicato lo scorso gennaio dal The Lancet Planetary Health. Le prime 50 posizioni sono dominate dai nomi di città italiane.

Non è un caso che si parli soprattutto di città, perché proprio nelle città si annida l’inquinamento più pericoloso, caratterizzato non solo da una maggiore quantità di particolato atmosferico, ma anche da elementi dotati di un potenziale ossidativo più elevato e dannoso per la salute rispetto a quello che si respira nelle aree rurali. Le attività umane più inquinanti tendono, infatti, ad essere particolarmente concentrate nei territori cittadini: l’utilizzo di combustibili fossili nella produzione di elettricità, nei trasporti, nell’industria e nelle abitazioni; i processi industriali e utilizzo di solventi; il trattamento dei rifiuti.

Sta quindi alle città farsi capofila nella lotta ai cambiamenti climatici, ed un’ispirazione per questa battaglia può venire da un recente rapporto pubblicato dal IIA-CNR, in collaborazione con l’associazione Motus-E: ‘Più mobilità elettrica: scenari futuri e qualità dell’aria nelle città italiane’. Il rapporto presenta un approfondimento sui livelli di dispersione nell’atmosfera e della ricaduta al suolo degli inquinanti primari e secondari, nonché sui loro impatti emissivi, in città italiane come Torino, Milano, Bologna, Roma e Palermo.

Dai risultati delle valutazioni condotte, il rapporto giunge alla conclusione che, “All’interno di uno scenario più ampio di ricambio del parco veicolare privato, la penetrazione di una percentuale di veicoli elettrici giochi un ruolo fondamentale nella riduzione delle concentrazioni degli inquinanti locali, in particolare di NO2”.

Lo studio calcola, infatti, che nei prossimi cinque anni il 4% (il 20% nel 2030) dei veicoli privati e il 5% (il 15% nel 2030) di quelli commerciali circolanti a Torino, Milano, Roma, Bologna e Palermo possano divenire elettrici e favorire una riduzione delle concentrazioni medie orarie di biossido di azoto compresa tra il 62% (entro il 2025) e l’84% (entro il 2030), nonché una diminuzione delle polveri sottili tra il 36% e il 41%. In questo scenario, spicca la previsione di una riduzione nei costi sociali e sanitari, dove Milano, per esempio, arriverebbe a risparmiare fino al 36-40% sui costi provocati dalle polveri sottili ed addirittura arrivare quasi ad azzerare i costi legati al biossido di azoto.

A supporto di questa trasformazione della mobilità cittadina vediamo non solo le buone intenzioni di una popolazione sempre più determinata a partecipare alla lotta contro cambiamenti climatici e inquinamento, ma anche progetti di grandi multinazionali come Eni, determinata a conseguire la propria transizione energetica entro il 2050 e diventare leader nella vendita di prodotti a basso impatto di carbonio. Tale determinazione si traduce in accordi sulle infrastrutture del Paese come quello firmato tra Eni gas e luce e Be Charge per accelerare la transizione verso la mobilità elettrica tramite l’installazione, su tutto il territorio nazionale, di colonnine di ricarica per veicoli elettrici ad accesso pubblico.

Rivoluzionare la mobilità in una direzione sostenibile è fondamentale e lo studio del IIA-CNR dimostra i benefici di un passaggio alla mobilità elettrica negli scenari cittadini, ma ciò non significa che sia sufficiente. All’elettrificazione dei trasporti si dovranno necessariamente accompagnare progetti indispensabili ad un economia circolare come quelli di una mobilità smart, condivisa e alimentata anche da fonti di energia alternative come i bio-carburanti, in uno scenario futuro di diversificazione energetica.

(lo)

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