La “nuova alleanza” tra industria e ricerca

Strategie manageriali e modelli teorici sostengono l’avvicinamento di mondi tradizionalmente distanti. Non solo le grandi corporation, ma anche i governi dovranno tenerne conto nel prossimo futuro.

di Massimiliano Cannata

Innovazione tecnologica per la qualità della vita, un tema cruciale del nostro tempo al centro dell’agenda del MIT ILP Italian Networking Seminar, che con Telecom Italia, si è fatto promotore di un convegno a Roma, che ha visto la partecipazione dei grandi player che operano nel settore delle telecomunicazioni, dell’energia, della ricerca, della moda, della distribuzione: Eni, Enel, Fiat, Finmeccanica, Pirelli, STM Eletronica, Ferragamo, Politecnico di Milano, Qualcomm.

“Innovare nell’era di Internet significa attraversare prima di tutto mondi diversi”, la considerazione del filosofo Gian Luca Bocchi, argomentata nel saggio Educazione e globalizzazione, può aiutarci a cogliere le implicazioni a tutto tondo di un argomento che non ha più frontiere disciplinari, né campi di privilegiati di appartenenza. Le teorie più avanzate del management stanno cercando di focalizzare i tratti essenziali di questo “secondo tempo di Internet”, già da molti studiosi definito “tempesta perfetta” perché sta portando al naufragio le vecchie corporation, attraverso ondate successive. Il Web sta diventando un luogo in cui la conoscenza, le risorse e la potenza computazionale di miliardi di persone si aggrega fino a dar vita a una forza collettiva smisurata, alimentata tramite i blog, i wiki, le chat, il personal broadcasting e altre forme di creazione e comunicazione peer-to-peer. “La nuova rete”, spiegano Don Tapscott e Anthony Williams, “è una costellazione di tecnologie dirompenti collegate, costituisce la piattaforma più solida che sia mai esistita per facilitare e accelerare ulteriori innovazioni creative e dirompenti. Le persone, la conoscenza, gli oggetti, i dispositivi e i cosiddetti “agenti intelligenti” convergono in una serie di reti con interazioni multiple all’interno delle quali le innovazioni e i trend sociali si diffondono con un’intensità virale”. I due economisti americani chiamano Wikinomics questo “ecosistema digitale”, fondato su “armi di collaborazione di massa”, rappresentate dalle nuove infrastrutture collaborative a basso costo, come la telefonia gratuita via Web, le piattaforme globali per l’outsoursing, il software open source che consente a migliaia di piccoli produttori e a miliardi di consumatori sparsi in ogni angolo della terra di “co-creare” i prodotti, accedere ai mercati e soddisfare i clienti, come in passato solo le grandi multinazionali riuscivano a fare. L’innovazione non è più legata a un singolo creatore-inventore, alberga in sistemi aperti, nelle “ideagorà” (torna di moda il termine mutuato dalle brulicanti piazze che emersero nel cuore della Grecia classica) che sono oggi i mercati emergenti delle idee, delle invenzioni, che consentono a imprese multinazionali – Procter & Gamble è uno degli esempi più ricorrenti della letteratura in materia – di attingere a una serie di bacini globali di talenti altamente competenti. Negli ultimi cinque anni l’innovazione della multinazionale americana è diventata due volte più rapida, tanto che il suo esercito di 7.500 ricercatori non basta a mantenere la leadership. Il CEO A.G. Lafley ha ordinato ai responsabili delle unità di business di cedere in outsourcing il 50 per cento dei prodotto e servizi. Questo ha fatto si che, attraverso il network di InnoCentive, il parco ricercatori di P&G può contare di 90.000 scienziati in tutto il mondo. Sulla stessa scia fenomeni quali YouTube, Wikipedia e Linux stanno a testimoniare la forza crescente dell'”era partecipativa – per usare un’espressione di Nicholas Negroponte, ospite d’onore del MIT ILP – che tratta la conoscenza come materia da condividere, obbligando anche gli incumbent, più legati alla vecchia cultura monopolista a rivedere policy, strategie e atteggiamenti”. “I ricercatori della Olson Laboratory – si apprende dallo studio di Tapscott e Williams – utilizzano un enorme supercomputer per valutare i farmaci candidati allo sviluppo che un giorno ci consentiranno di curare l’AIDS. L’iniziativa chiamata FightAIDS@Home fa parte della World Community Grid, una rete globale su cui milioni di utilizzatori del personal computer cedono la potenza computazionale che non utilizzano tramite Internet, fino a formare una delle piattaforme computerizzate più potenti del mondo”. Non scompare certo il valore della competizione, le imprese avranno sempre la necessità di proteggere i “gioielli della corona”, muta però sembianze, convertita nell’approccio peer-oriented, strategia che mira a condividere parte della proprietà intellettuale e del know-how per rafforzare il potenziale di innovazione, insito in ogni struttura produttiva.

Gli “attori” del cambiamento

Gli individui condividono conoscenze, potenza computazionale, banda e altre risorse per creare beni e servizi utilizzabili da tutti, creando digital commons (contenuti digitali comuni) che accentuano l’attrattiva dell’attività collettiva. “Per il mondo accademico tutto questo non è certo una novità, si tratta di rispolverare l’intuizione semplice ed efficace della cultura alessandrina, raccogliere la summa delle conoscenze umane in una biblioteca universale e renderla fruibile per incentivare il progresso delle scienze, delle arti, della ricchezza. Per le aziende si tratta invece di un territorio inesplorato, che richiede investimenti significativi, sulle risorse umane, sull’organizzazione, sui processi. “La mission del MIT Italian Networking Seminar è frutto”, spiega Alessandro Ovi, direttore di “Technology Review” e membro dell’advisory board del Media Lab di Boston, “è quella di avvicinare settori che nel passato non comunicavano. “Technology Review” ogni anno offre una panoramica sulle ricerche che stanno cambiando il mondo nei tre ambiti, considerati cruciali per il futuro dell’umanità: le bio, le nano e le infotecnologie. Quest’analisi non si è esaurita in una semplice mappatura delle elìte e dei laboratori che detengono l’eccellenza, perchè a emergere è l’elogio della diversità e del dialogo che scuole di pensiero provenienti da ambiti produttivi e di lavoro lontanissimi, riescono a intrattenere. Nel mix delle risorse strategiche poste a fondamento dell’innovazione non a caso vengono annoverate l’interdisciplinarietà, il pensiero laterale, in quanto fattori utili per rompere gli schemi, per aggirare la prevedibilità delle strategie, ridando fiato all’intuizione e al pensiero creativo”.

“Le tecnologie radio”, ha argomentato Marco Romagnoli, che ha illustrato le attività di ricerca della Pirelli, “stanno raggiungendo performance eccezionali; incrociandosi con le applicazioni dell’ottica potranno andare incontro alle esigenze delle reti metropolitane, che rischiano di diventare il vero collo di bottiglia. Abbiamo bisogno di infrastrutture digitali che siano autostrade a 40 corsie. La fotonica si allea con le telecomunicazioni, per risolvere il problema degli snodi e del trasferimento in tempo reale di una massa infinita di informazioni nell’unità di tempo. Per questo serve la realizzazione di un circuito complesso di indirizzamento del segnale a diverse lunghezze d’onda”. Optical Multiplexer Network è il nome del progetto cui Pirelli sta lavorando in partnership con il MIT, Corecom, il Politecnico di Milano, Telecom Italia Lab, l’Università di Roma. “Relazioni tra industria e ricerca un tema caldo in tutto il mondo che vede Telecom Italia impegnata in prima fila”, commenta Stefano Pileri, direttore generale e chief technology officier del colosso italiano dei telefoni, “come dimostrano le nostre collaborazioni in atto con l’università, il CNR, i politecnici. Stiamo assistendo a una progressiva trasformazione della nostra natura, da un lato siamo impegnati in un’azione di scouting mirato alla individuazione delle tecnologie più promettenti che sono vicino a noi, dall’altro a rafforzare la qualità dell’offerta e della distribuzione dei contenuti digitali su piattaforme multimediali. La copertura della larga banda che deve arrivare a tutti in funzione dell’abbattimento del divide e lo sviluppo della Next Generation Netwok sono delle priorità che aprono un fronte di collaborazione, che coinvolge gli attori istituzionali, l’Authority e le università”.

La wiki-city

Emblematica l’esperienza del MIT, riassunta da Carlo Ratti, responsabile del progetto Digitally-augmented cities. La realizzazione della wiki-city ha chiamato a collaborare Telecom Italia, Telespazio, Seat, Atac, Trenitalia, il quotidiano “la Repubblica”, la cooperativa romana Samarcanda che gestisce i taxi, allo scopo di elaborare un algoritmo sulla complessità urbana della capitale. “L’esperimento”, ha spiegato lo studioso, “testato a Roma in occasione della vittoria della Coppa del Mondo di Football, rientra nella visione di contesti urbani ad alta richiesta di mobilità, fatti di calcestrutto e silicio, dove l’armatura non è più solo il ferro del cemento, ma i sensori di connettività e i servizi telematici, che gestiscono un flusso enorme di dati”. In prima linea, a ragionare sui metodi, sugli strumenti, sulle competenze sui fattori di governance della complessità sociale, sono chiamati architetti, ingegneri, urbanisti e tecnologi. Il MIT sta investendo nella costruzione di un “ecosistema intelligente”, strutturando il suo ambito Campus universitario, che vede affiancati imprese e ricercatori di tutto il mondo, in un sofisticato Professional Connected Space che consente ai circa 20.000 persone, tra dipendenti e ricercatori, di fruire di sistemi di rete wi-fi ad altissima localizzazione, cancellando ogni separazione spaziale e temporale. Importante la capacità di fare sistema, come ha ricordato Pasquale Pistorio, grande testimone dell’innovazione, sopratutto protagonista della felice esperienza che da amministratore delegato di ST Microelectronics lo ha portato a creare in Sicilia la Etna Valley. “Occorreva capitale umano per dare corpo al progetto del più importante polo tecnologico siciliano. Con l’Università di Catania abbiamo cominciato un percorso di partnership aperto alle imprese, alla Provincia e alla Regione. 200 invenzioni, 500 brevetti nel campo dei transistor verticali, per un investimento che ha portato l’esperimento iniziale di una start-up a generare un miglioramento radicale della qualità della vita, da cui ha tratto beneficio non solo la città etnea, ma l’intera isola”.

Vi sono abbastanza elementi per sostenere che siamo di fronte a fattori complessi del mutamento che impongono un ripensamento dei rapporti tra il mondo dell’industria e il mondo della ricerca, su scala globale, oltre a una profonda modificazione del contesto economico e normativo. Non a caso specialisti e osservatori di tutto il mondo hanno ripreso a parlare, con sempre maggiore insistenza, di un prossimo, radicale sconvolgimento degli assetti del capitalismo globale. è veramente passato tanto tempo dall’apparizione, 25 anni fa, del Commodore, il primo computer di massa con cui tutti abbiamo cominciato a smanettare. Una ricorrenza festeggiata con tutti i fasti proprio in questi giorni, in quella California territorio-simbolo dell’innovazione.

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