La nuova guerra fredda si combatte sul campo della sorveglianza digitale

Al vertice dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai, Iran, Turchia e Myanmar avevano promesso relazioni commerciali più strette con Russia e Cina

Nonostante le rassicurazioni del presidente Biden contro il sospetto che gli Stati Uniti stiano cercando una nuova guerra fredda, la tecnologia sta già alimentando un conflitto tra autocrazie e democrazie del mondo.

In settembre, Iran, Turchia, Myanmar e una manciata di altri paesi, hanno preso provvedimenti per diventare membri a pieno titolo della Shanghai Cooperation Organization (SCO), un’alleanza economica e politica guidata dai regimi autoritari di Cina e Russia.

Il gruppo, formato nel 2001, è diventato rapidamente una delle forze più importanti nella politica globale e riconosce alla tecnologia un ruolo importante per il il proprio futuro strategico.

Sebbene gran parte dell’attenzione della SCO sia sullo sviluppo regionale, sotto forma di nuove ferrovie e accordi commerciali, l’organizzazione è stata protagonista della proliferazione di tecnologie progettate per il controllo sociale, che gli esperti di politica estera chiamano “autoritarismo digitale“.

Seguendo l’esempio della Cina, la maggior parte dei paesi membri della SCO, così come altri stati autoritari, stanno rapidamente accumulando violazioni dei diritti digitali aumentando la sorveglianza digitale di massa dei cittadini, la censura e i controlli sull’espressione individuale.

Le democrazie utilizzano anche enormi quantità di tecnologia di sorveglianza, ovviamente. Gli Stati Uniti sono uno dei paesi più sorvegliati al mondo e acquistano gran parte di quella tecnologia dalla Cina.

Eppure sono le relazioni commerciali tecnologiche tra i paesi autoritari di tutto il mondo – membri della SCO, così come suoi alleati – che stanno rapidamente diventando più profonde e tali stati hanno iniziato ad adottare schemi di gioco simili per il controllo sociale digitalmente abilitato.

Cos’è l’autoritarismo digitale?

Quattro anni fa, Freedom House, un gruppo di ricerca e supporto senza scopo di lucro per la democrazia globale, si è concentrato sull'”ascesa dell’autoritarismo digitale” pubblicando il proprio rapporto annuale sullo stato della libertà in Internet nel 2018.

Come spiega il rapporto, “L’autoritarismo digitale viene promosso come metodo di controllo governativo sui cittadini attraverso la tecnologia, invertendo il concetto di Internet come motore di liberazione umana”. Da allora, questa è la definizione comunemente adottata a Washington per inquadrare la lotta di potere tra Stati Uniti e Cina nel regno tecnologico.

L’autoritarismo digitale viene promosso come metodo di controllo governativo sui cittadini attraverso la tecnologia, invertendo il concetto di Internet come motore di liberazione umana

Esiste una forte correlazione tra i sistemi di governance e lo stato dei diritti digitali, che vede i regimi autoritari più propensi dei regimi democratici a utilizzare la tecnologia come strumento per il controllo sociale.

I ricercatori di Freedom House hanno elaborato un metodo per quantificare questo fenomeno nei loro rapporti annuali, valutando i paesi in base a diversi fattori, tra cui la protezione della privacy, la censura e gli ostacoli all’accesso a Internet.

A livello globale, i punteggi sono in calo da 11 anni consecutivi, il che significa che il mondo tende generalmente ad allontanarsi da un modello di Internet che protegge i diritti digitali degli utenti. Freedom House non rileva alcun paese non democratico in cui si possa riconoscere un Internet “libero”, mentre tutti i paesi democratici sono stati ritenuti “liberi” o “parzialmente liberi”.

Tutti gli otto membri attuali della SCO – Cina, Russia, Tagikistan, Uzbekistan, Kazakistan, Kirghizistan, India e Pakistan – ottengono costantemente un punteggio scarso. I loro punteggi sono diminuiti in media di 10 punti negli ultimi dieci anni.

Ogni anno dal 2014, la Cina si classifica ultra nella pagella di Freedom House

E sebbene non sia ancora un membro a pieno titolo della SCO, l’Iran si è recentemente guadagnato il penultimo posto. Non è un caso che negli ultimi anni i rapporti economici tra Iran e Cina si siano intensificati e l’Iran sia uno dei più ferventi consumatori della tecnologia digitale della superpotenza.

Democrazie elettorali

Valutazione di Freedom House sulle democrazie elettorali nel 2021
Mappa: Tate Ryan-Mosley (MIT Technology Review), Fonte: Freedom House/ Datawrapper


Libertà digitale

Mappa della libertà di Internet per paese, 2021. I punteggi sono su una scala da 0 a 100, con i paesi che ottengono 100–70 considerati “liberi”, 69–40 considerati “parzialmente liberi” e 39–0 considerati “non liberi”. Tate Ryan-Mosley (MIT Technology Review), Fonte: Freedom House / Datawrapper

Il modello cinese

Gli esperti in occidente ancora discutono sulla possibilità che la Cina stia davvero strategicamente “esportando l’autoritarismo” o se la propaganda statunitense (e altri osservatori) abbiano demonizzato la supremazia tecnologica cinese ignorando la propria stessa crescente domanda di tecnologia di sorveglianza.

MIT Technology Review ha avuto occasione di descrivere il caos provocato da un tentativo del Dipartimento di Giustizia Statunitense di scovare spie cinesi. Altre ricerche indicano una forte domanda di tecnologia cinese per la sorveglianza nei paesi con alti livelli di criminalità, indipendentemente dal fatto che siano democrazie o meno.

Ma è un fatto ampiamente accettato che lo stato cinese, attraverso la SCO e la Belt Road Initiative (BRI), la sua principale impresa di politica estera che offre lo sviluppo di infrastrutture in oltre 140 paesi, e le società affiliate allo stato, abbiano fornito ad altri paesi sicurezza e tecnologia di sorveglianza, oltre a infrastrutture come strade e reti 5G.

L’influenza della Cina sull’autoritarismo digitale è difficile da sopravvalutare. I suoi programmi di credito sociale, pubblici e privati, annunciati per la prima volta nel 2014, raccolgono e aggregano dati sugli acquisti delle persone, sulle violazioni del codice stradale e sulle attività sociali.

E le città cinesi sono le più sorvegliate al mondo, con più telecamere a circuito chiuso per miglio quadrato che altrove. Queste telecamere sono spesso dotate di sofisticati sistemi di riconoscimento facciale e visual computing che rendono sempre più semplice per il Partito Comunista sorvegliare la popolazione.

Telecamere a circuito chiuso (CCTV) per miglio quadrato

Numero di telecamere a circuito chiuso per miglio quadrato nelle prime 150 città più popolose, 2022. Mappa: Tate Ryan-Mosley (MIT Technology Review), Fonte: Comparitech / Datawrapper

E altri paesi stanno seguendo l’esempio della Cina

I più grandi progetti della SCO sono generalmente guidati e finanziati dalla Cina; includono la ferrovia transafgana che collega l’Uzbekistan al Pakistan, una piattaforma commerciale digitale a Chongqing ed esercitazioni militari congiunte. Ma ha anche dato impulso a iniziative come il programma Thousand Cities Strategic Algorithms, che incoraggia i governi centrali a utilizzare enormi quantità di dati per prendere decisioni.

Tra gennaio e agosto di quest’anno, il commercio cinese con i paesi SCO è aumentato del 26% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Le esportazioni cinesi di componenti elettronici, comprese le tecnologie di elaborazione dei dati, hanno guidato gran parte di quel volume.

I membri della SCO, insieme a una dozzina di altri stati legati al gruppo a diverso grado, si sono incontrati lo scorso mese e diversi paesi hanno dichiarato l’intenzione di entrare a far formalmente parte del gruppo.

In particolare, la Turchia vuole diventare il primo paese NATO ad aderire pienamente alla SCO.

Indipendentemente dalla SCO, il regime autocratico venezuelano ha annunciato nel 2017 l’emissione di una carta d’identità intelligente per i propri cittadini in cui vengono raccolte informazioni su lavoro, voto e stato di salute con l’aiuto della società di telecomunicazioni cinese ZTE.

E Huawei, un’altra società di telecomunicazioni cinese, vanta una rete globale di 700 località con la sua tecnologia per le città intelligenti, secondo il rapporto annuale 2021 dell’azienda. Un dato in aumento rispetto al 2015, quando l’azienda aveva circa 150 contratti internazionali nelle città.

Piattaforme di sorveglianza cinesi utilizzate per la polizia e la sicurezza pubblica

Paesi che hanno acquistato dalla Cina piattaforme di sorveglianza pubblica per la polizia e la sicurezza pubblica tramite enti governativi, 2008-2019. Molti dei contratti al di fuori della Cina non sono con i governi centrali, ma piuttosto con quelli locali. Mappa: Tate Ryan-Mosley (MIT Technology Review), Fonte: Sheena Chestnut Greitens, Brookings / Datawrapper

Anche le democrazie sono implicate nell’autoritarismo digitale. Gli Stati Uniti hanno un formidabile sistema di sorveglianza costruito sulle fondamenta della tecnologia cinese; un recente studio del gruppo di ricerca del settore Top10VPN ha mostrato oltre 700.000 reti di telecamere statunitensi gestite dalle società cinesi Hikvision e Dahua.

E sono aziende statunitensi quelle che sostengono gran parte dell’industria dell’autoritarismo digitale, elemento chiave delle sue complesse catene di approvvigionamento. Isolare e identificare dei chiari responsabili è difficile.

Intel, ad esempio, alimenta i server di Tiandy, una società cinese nota per lo sviluppo di “sedie intelligenti per interrogatori” utilizzate nelle torture.

Reti di telecamere Hikvision e Dahua al di fuori della Cina

Reti di telecamere realizzate dalle società di telecomunicazioni cinesi Hikvision e Dahua al di fuori della Cina, 2021. Mappa: Tate Ryan-Mosley (MIT Technology Review), Fonte: Top10VPN / Datawrapper

Oltre il codice

L’autoritarismo digitale va ben oltre il software e l’hardware messi in gioco. Più in generale, si tratta di capire come uno stato utilizza la tecnologia per aumentare il proprio controllo sui cittadini.

Ad esempio, aumenta di anno in anno, da almeno un decennio, il numero di blackout di Internet causati da enti statali. La capacità di uno stato di staccare Internet è direttamente legata alla misura in cui è proprietario delle infrastrutture di Internet, un segno distintivo di regimi autoritari come Cina e Russia.

E poiché Internet si fa sempre più essenziale ad ogni aspetto della vita, aumenta il potere dei blackout di destabilizzare e danneggiare i singoli individui.

All’inizio di quest’anno, quando le proteste anti-governative hanno scosso il Kazakistan, stato membro della SCO, il governo ha staccato quasi completamente Internet per cinque giorni. Durante questo periodo, le truppe russe sono calate sulle principali città per reprimere il dissenso. Il blackout è costato al Paese più di 400 milioni di dollari e ha interrotto i servizi essenziali.

Altre tattiche includono modelli di utilizzo della fusione dei dati e l’intelligenza artificiale per agire sui dati di sorveglianza. Durante il vertice SCO dello scorso anno, i rappresentanti cinesi hanno ospitato un panel sugli algoritmi strategici Thousand Cities, che ha istruito il pubblico su come sviluppare un “cervello nazionale dei dati” capace di integrare varie forme di dati finanziari e utilizzare l’intelligenza artificiale per analizzarli e comprenderli. Secondo il sito web della SCO, 50 paesi stanno “dialogando” con l’iniziativa Thousand Cities Strategic Algorithms.

Allo stesso modo, l’utilizzo della tecnologia di riconoscimento facciale si sta diffondendo a livello globale e sono cresciuti gli investimenti sullo sviluppo di tecnologie avanzate di visual computing che possano dare un senso a quanto ripreso dalle telecamere, soprattutto in Russia.

Blackout Internet nel 2021

Numero di blackout di Internet causati da enti governativi nel 2021. Mappa: Tate Ryan-Mosley (MIT Technology Review), Fonte: Access Now / Datawrapper

“Una comunità SCO più compatta”

Nel discorso tenuto al vertice SCO, il presidente cinese Xi Jinping è arrivato al punto di riconoscere una mentalità globale da guerra fredda e l’atteggiamento sempre più protezionista nei confronti del commercio. Xi ha sollecitato la “adozione nel quadro del vertice” di accordi di cooperazione “in settori quali il commercio e gli investimenti, la costruzione di infrastrutture, la protezione delle catene di approvvigionamento, l’innovazione scientifica e tecnologica e l’intelligenza artificiale”.

La sua soluzione? Attrarre sempre più nazioni nell’orbita cinese. Pur sposando i valori della pace e del multilateralismo, Xi ha chiesto “una comunità SCO più stretta con un futuro condiviso”.

Quel futuro sta già cominciando a prendere forma. All’incontro di quest’anno, la Cina ha annunciato formalmente l’avvio in gennaio di un nuovo programma educativo, il China-SCO Institute of Economic and Trade presso l’Università di Qingdao, che formerà studenti provenienti dagli stati SCO e BRI su argomenti come lo sviluppo economico e il commercio digitale. Il programma si basa su di un piano di formazione precedente condotto dalla Cina sulla gestione dei media digitali con i paesi BRI.

Mentre i paesi con precedenti discutibili in materia di diritti umani, come Iran, Turchia, Bielorussia e Myanmar, si muovono per integrare più strettamente le loro economie con la SCO guidata da Cina e Russia, l’autoritarismo digitale è maturo per un’espansione molto maggiore e danni di vasta portata.

E non c’è molto che si possa fare per frenare la continua crescita di questa rete spinosa e sempre più globale.

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