La realtà virtuale sott’acqua è da provare

Possiamo veramente volare o nuotare nella realtà virtuale. Basta indossare una cuffia e buttarsi in acqua.

di Rachel Metz

Per quanto la realtà virtuale possa imitare le sensazioni che potremmo provare volando, nuotando o, semplicemente, galleggiando per aria, è impossibile provare una sensazione credibile quando i nostri piedi posano saldamente per terra. Per questo motivo, Stephen Greenwood e Allan Evans stanno sviluppando una cuffia per la realtà virtuale da indossare sott’acqua.

Greenwood, direttore per lo sviluppo creativo di Discovery Digital Networks, ed Evans, co-fondatore di Avegant, hanno cominciato a lavorare a questa cuffia lo scorso dicembre, dopo aver ragionato sulla possibilità di combinare una vasca di isolamento – dove galleggiare al buio, al silenzio, da soli – con la realtà virtuale.

Per il momento, si tratta solamente di un progetto secondario, ma Greenwood e Evans riescono a immaginare come potrebbe essere sviluppato per nuove forme di intrattenimento, corsi di scuba-diving, o fisioterapia.

“Credo che un ambiente radicalmente differente permetta di provare una emozione più forte”, dice Greenwood. “Quando veniamo privati del senso di gravità e del terreno, o della percezione di quanto sta sopra e quanto sta sotto, l’impressione del volo è più credibile”.

Lo strumento per la realtà virtuale subacquea è appena un prototipo, ma l’effetto è ugualmente efficace. Il computer e lo schermo provengono da uno smartphone Android idrorepellente collegato a un blocco di plastica stampato in 3-D che agisce da distanziale fra la cuffia VR e la maschera da snorkeling. La maschera, coperta con un nastro adesivo nero per impedire alla luce di filtrare, monta due lenti biconvesse – come quelle che si trovano all’interno del Google Cardboard. Un semplice snorkel permette di respirare, mentre l’audio proviene da un lettore MP3 Finis che sfrutta la conduzione ossea per trasmettere i suoni.

Greenwood ed Evans hanno provato il gadget in una piscina condominiale di San Francisco, una location abbastanza rara in città. La mia prima prova mi proiettata sopra la Stazione Spaziale Internazionale accompagnata dal brano “Space Oddity” di David Bowie; mi sono rilassata rimanendo a galla e girandomi occasionalmente per contemplare quello che mi circondava. Qualunque movimento in più risultava superfluo, all’idea di trovarmi sospesa nel vuoto dello spazio.

Dopo avermi lasciata a contemplare la stazione spaziale – saranno passati pochi minuti, ma era difficile tenere sotto controllo il passare del tempo – Greenwood è passato a un’esperienza VR più realistica: uno scenario sottomarino ricco di pesci colorati e accompagnato da una musica jazz. Nuotare con i pesci è stato un po’ più divertente, almeno fino a quando l’acqua non ha cominciato a entrare nella maschera.

Mi sono presto accorta che il prototipo di Greenwood e Evans è poco più di un visore Google Cardboard. Monta un sistema per rilevare la rotazioni del capo, ma è privo di un sistema in grado di rilevare correttamente gli spostamenti nello spazio, per cui è possibile girarsi ed osservare oggetti differenti, ma non è possibile muoversi all’interno dello scenario.

L’esperienza risulta particolarmente strana quando si cerca di nuotare in una direzione, perché si prova l’impressione di rimanere immobili pur muovendo gambe e braccia. Non si ha modo di sapere se si è sul punto di andare a sbattere contro il bordo della piscina (Greenwood si è impegnato a guidarmi durante tutta la prova, ma ogni qual volta le mie mani toccavano il bordo, l’incantesimo veniva brevemente interrotto).

Per cercare di migliorare l’esperienza, Greenwood e Evans sono impegnati nello sviluppo di un sistema di rilevamento della posizione in grado di operare sott’acqua e comunicare con lo smartphone; luci e videocamere, che possono essere utilizzati a terra, non funzionano altrettanto bene in questo scenario. Il sistema a cui starebbero lavorando ricorrerebbe a suoni e magneti per calcolare posizione e profondità.

Nonostante la semplicità del loro primo allestimento, è stato facile scordarsi del mondo reale ed assaporare la bizzarra realtà virtuale appena sotto la superficie dell’acqua. Non sono rimasta a lungo in quel mondo, ma ci tornerei volentieri.

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