La terapia genetica potrebbe aiutare nella lotta contro la dipendenza da metamfetamine

Non ci sono ancora cure disponibili per il trattamento dei disordini da abuso di metamfetamine.

di Emily Mullin

La terapia genetica, capace di modificare il DNA di un individuo, viene da tempo considerata una possibile cura per le malattie di natura genetica, e più recentemente, anche come cura contro il cancro.

Una squadra della University of Arkansas for Medical Sciences è ora convinta che si possano applicare gli stessi procedimenti nella lotta contro la dipendenza da farmaci e droghe, andando a controbilanciare gli effetti prodotti dalle metamfetamine.

Eric Peterson, professore di farmacologia e tossicologia, con l’aiuto dei suoi colleghi, hanno impacchettato in un virus un gene per la codifica di un anticorpo anti-metamfetamina. Una volta iniettata, la terapia induce il corpo a produrre anticorpi contro le metamfetamine.

Questi anticorpi si legano con le molecole di metamfetamina in circolazione nel flusso sanguigno, intrappolandole ed impendendo loro di raggiungere il cervello. Dagli esperimenti eseguiti sui topi, i ricercatori hanno dimostrato come la terapia duri otto mesi, riducendo l’ammontare di metamfetamina nel cervello e gli effetti stimolanti provocati in esso dalla droga.

La speranza sarebbe, racconta Peterson, riuscire a produrre un farmaco da utilizzare in associazione a terapie comportamentali per trattare individui dipendenti dalle metamfetamine. Gli individui trattati, infatti, si troverebbero a non ottenere dalla droga gli effetti ricercati.

Secondo i più recenti sondaggi, nel 2015 erano 897,000 gli individui dai 12 anni in su dipendenti da metamfetamine. La maggior parte di questi era affetto da disordini legati all’abuso di sostanze narcotiche, una condizione in cui l’utilizzo ripetuto di droghe interferisce con la salute, il lavoro, la scuola o a vita familiare dell’individuo.

Yngvild Olsen, della the American Society of Addiction Medicine nonché direttore medico degli Institutes for Behavior Resources di Baltimora, si dichiara entusiasta dei risultati di questa ricerca, in quanto servono trattamenti per la dipendenza da metamfetamine. Aggiunge però che è troppo presto per sapere quanto la cura possa risultare efficace nel caso di esseri umani.

Negli anni passati, approcci simili sono stati applicati ad altre droghe, come un vaccino contro la cocaina. La Olsen ricorda che questi altri approcci hanno faticato a passare dai test sugli animali ai test sugli esseri umani, ed i pochi farmaci testati su esseri umani si sono dimostrati meno efficaci che sugli animali.

Un altro fattore da prendere in considerazione sarebbe la possibilità che i soggetti in cura decidano semplicemente di assumere dosi maggiori della droga per ottenere gli effetti desiderati.

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