L’autopilot di una Tesla Model 3 era stato attivato poco prima dell’ultimo incidente fatale

Si tratta del terzo incidente a bordo di un’automobile con sistema di guida autonoma ad essere costato la vita al suo conducente negli Stati Uniti.

di Charlotte Jee

La notizia: Secondo un rapporto preliminare dello US National Transportation Safety Board, il conducente Jeremy Banner aveva attivato la funzione autopilot a bordo della sua Tesla Model 3 appena 10 secondi prima che, all’inizio del mese di marzo, la vettura si schiantasse contro un autoarticolato a Delray Beach in Florida.

L’automobile stava viaggiando a circa 110 km/h prima di scontrarsi con il camion che, attraversando un incrocio, ne avrebbe dilaniato il tetto uccidendo Banner. Tesla ha Apparentemente, la vettura non avrebbe rilevato le mani di Banner sul volante durante l’impatto, e né lui, né il sistema autopilot avrebbero cercato di virare.

I precedenti: Questo è il terzo incidente fatale a bordo di una Tesla. Il primo risale al 7 maggio 2016, avvenuto anch’esso in Florida, mentre il secondo risale al 23 marzo 2018 e si è verificato a Mountain View, in California.

La risposta di Tesla: La società sostiene che le sue automobili abbiano percorso oltre 1 miliardo di miglia con il sistema autopilot attivo. Un portavoce ha riferito a Register che il sistema di guida autonoma rende la guida più sicura “quando utilizzato adeguatamente da un conducente attento e pronto a riprendere il controllo della propria vettura in un qualunque momento”.

Eppure, il CEO Elon Musk ha ripetutamente dichiarato che il software sarebbe sul punto di rendere l’attenzione del conducente pressoché futile. È possibile che alcuni clienti considerino il software più avanzato di quanto lo sia realmente, al punto da sentirsi troppo sicuri e concedersi qualche distrazione di troppo.

(MO)

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