Le bolle sociali hanno funzionato bene

Incontrarsi solo con piccoli gruppi di amici o vicini o altre famiglie durante il lockdown ha dato a molte persone, in particolare a chi era bloccato a casa da solo, un modo per alleviare l’isolamento senza correre il rischio di diffondere il contagio.

di Will Douglas Heaven

Questi gruppi sono noti con il nome di bolle e le nuove simulazioni al computer di cui si parla oggi su “Nature” mostra che svolgono un ruolo positivo. Mentre in tutto il mondo ci si prepara a ritornare a una condizione di quasi normalità, la necessità è quella di evitare la diffusione di un nuovo picco di infezioni da covid-19. 

Come farlo non è chiaro. Gli esperti medici raccomandano misure come muoversi il minimo possibile, evitare contatti con le persone che non si conoscono e mantenere due metri di distanza nei rapporti con gli altri. Eppure ci sono pochi dati che confermino l’efficacia del distanziamento sociale. Studi precedenti hanno esaminato soprattutto l’impatto di restrizioni su ampia scala, come l’interruzione dei viaggi, l’annullamento di riunioni pubbliche e la chiusura delle scuole, non i dettagli dell’interazione sociale a livello personale. 

Un team guidato da Per Block, un sociologo dell’Università di Oxford e dal Leverhulme Centre for Demographic Science nel Regno Unito, ha simulato tre diverse strategie di distanziamento sociale e ha scoperto che ognuna ha fornito un modo per estendere la tela dei nostri rapporti sociali mantenendo la trasmissione di covid-19 relativamente bassa, a patto di attenersi sempre a determinate regole. 

La prima strategia consiste nel frequentare persone con cui si ha qualcosa in comune, come l’età o il fatto di vivere nello stesso quartiere. Secondo i ricercatori, raggruppare i dipendenti in questo modo potrebbe ridurre il rischio di trasmissione diffusa quando le imprese riaprono. La seconda strategia è quella di mantenere rapporti con gruppi con cui si hanno già legami sociali forti, come gli amici e gli amici degli amici. 

La terza strategia simulata dal team è costruire “bolle” sociali, in cui un gruppo sceglie il proprio circolo di riferimento e tutti rimangono all’interno di esso. Le tre strategie insieme sono state le più efficaci nel ridurre la trasmissione rispetto al distanziamento sociale generico, in cui le persone riducono il numero di persone che vedono, ma continuano a entrare in contatto con alcuni individui di gruppi diversi. 

Secondo le simulazioni, comunque, le bolle sono l’approccio più efficace: ritardano il tasso di infezione del picco del 37 per cento, riducono l’altezza del picco del 60 per cento e si traducono complessivamente nel 30 per cento in meno di individui contagiati. La prima strategia, relativa al mantenimento dei rapporti solo con un gruppo di persone con cui si ha qualcosa in comune, è stata la seconda più efficace. 

I ricercatori suggeriscono che le bolle funzionano bene perché si affidano a una scelta deliberata sui rapporti sociali, piuttosto che dipendere da legami occasionali. Le simulazioni, però, non sono vita reale. Per cominciare, i ricercatori hanno modellato reti relativamente piccole tra le 500 e le 4.000 persone. 

Ma le dimensioni non hanno fatto una differenza significativa per l’efficacia delle varie strategie, il che suggerisce che i risultati potrebbero valere anche per popolazioni molto più grandi. C’è anche la questione della messaggistica pubblica: la distanza sociale funziona meglio quando le linee guida sono il più semplici possibile. Sfumare il messaggio con regole più complicate potrebbe non funzionare altrettanto bene nella realtà.

(rp)

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