Le prigioni USA stanno creando un database biometrico con le voci dei carcerati

Le prigioni negli Stati Uniti stanno realizzando un database biometrico dei carcerati che include centinaia di migliaia di “impronte vocali” individuali.

di Charlotte Jee

Come funziona: La tecnologia estrae e digitalizza le voci delle persone, convertendole in firme biometriche uniche e identificabili meglio conosciute come impronte vocali. Queste informazioni possono essere utilizzate per tracciare telefonate, identificare individui in comunicazioni passate e segnalare telefonate sospette.

La funzione: Le prigioni negli stati di New York, Texas, Florida, Arkansas ed Arizona hanno confermato di utilizzare questa tecnologia per migliorare la sicurezza e combattere le frodi. Secondo quanto riportato da The Intercept, le società che offrono servizi incentrati sulle impronte vocali hanno sviluppato questa tecnologia ricorrendo in parte a un grant da $50 milioni disposto dal Dipartimento per la Difesa al fine di identificare le telefonate effettuate da terroristi e sospetti criminali.

Una pratica controversa: Alcune delle registrazioni vengono effettuate senza il consenso dei prigionieri – ad esempio, come condizione per poter comunicare con le proprie famiglie. Le informazioni così raccolte vengono conservate anche dopo che i carcerati hanno scontato la propria pena. Alcune prigioni stanno registrando le voci delle persone dall’altra parte della cornetta, senza che sia stata chiesta loro alcuna autorizzazione e senza che siano necessariamente incriminati.

I difensori della privacy non hanno gradito affatto la cosa. “Perché dovrei rinunciare ai miei diritti perché sto ricevendo una telefonata da qualcuno che è stato arrestato per aver commesso un crimine?” È quello che chiede a The Intercept Jerome Greco, avvocato forense digitale presso la Legal Aid Society di New York.

(MO)

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