L’eolico alimenta il prossimo boom energetico nel Mare del Nord

Con il graduale declino del petrolio, enormi fattorie eoliche stanno fornendo sempre più energia elettrica all’Europa del Nord.

di Richard Martin

Con i prezzi del petrolio a circa $50 il barile, fino a 50 pozzi petroliferi nel Mare del Nord potrebbero essere chiusi entro la fine del 2016, stando alla società di consulenza industriale Wood Mackenzie. Secondo la società, anche se il greggio dovesse ritornare a $85 il barile, le società petrolifere potrebbero abbandonare 140 pozzi entro i prossimi cinque anni.

Questa tendenza è in forte contrasto con il boom che sta interessando il settore delle turbine eoliche in alto mare. Nel 2015, prevalentemente nel Mare del Nord, l’Europa ha aggiunto tre gigawatt di capacità eolica offshore. Al momento sono già in funzione quasi 3.000 turbine offshore. Le installazioni annue dovrebbero ammontare a 4 gigawatt l’anno fino al 2030, per cui la capacità complessiva dovrebbe raggiungere i 60 gigawatt. In termini di elettricità generata, le turbine eoliche offshore ammontano a circa l’1.5 percento della produzione complessiva di elettricità in Europa. Entro il 2030, secondo WindEurope, un’associazione industriale con sede a Bruxelles, l’energia eolica offshore dovrebbe crescere fino a garantire il 7 percento della produzione complessiva.

La portata di questi progetti è in continua crescita. Il progetto Gemini,l al largo dei Paesi Bassi, attiverà 150 turbine per un totale di 600 megawatt di capacità. Lo scorso anno, il segretario per l0energia e il cambiamento climatico del Regno Unito ha approvato il progetto Dogger Bank, che dovrebbe ricoprire 360 miglia quadrate della costa nordorientale della Scozia con 400 turbine eoliche per una capacità complessiva di 1.2 gigawatt, sufficienti ad alimentare due milioni di abitazioni.

L’eolico offshore si sta espandendo nonostante la domanda di elettricità in Europa stia addirittura declinando in alcuni paesi. In Germania, le energie rinnovabili si stanno espandendo a una velocità che supera i tempi di spegnimento delle più vecchie centrali a combustibili fossili (vedi “La Germania si scontra con i limiti delle rinnovabili”). La sovrapproduzione di energia ha così abbattuto il prezzo di vendita dell’elettricità, che è passato dai circa 60 euro per megawatt-ora di tre anni fa ai circa 30 euro di oggi. Il costo dell’energia ricavata dalle turbine offshore supera i 100 euro per megawatt-ora, mentre l’energia prodotta dalle turbine eoliche installate sulla terraferma costa intorno ai 60-70 euro per megawatt-ora. Ciononostante, l’opposizione da parte di diverse comunità locali ha portato alla sospensione di nuovi progetti per l’installazione di turbine sulla terraferma.

“Con gli attuali regolamenti non esiste alcun business case per l’eolico offshore”, dice David Reiner, assistente direttore dell’Energy Policy Research Group dell’Università di Cambridge. “E questa è la sola ragione plausibile per cui siamo disposti a pagare così tanto per l’eolico offshore”, aggiunge.

Le gigantesche fattorie eoliche in alto mare, in sostanza, sono finanziate esclusivamente dai governi. La Northland Power, una società di Toronto posta a comando del progetto Gemini, ha siglato un accordo da 15 anni per la fornitura di energia alla rete olandese a 162 euro per megawatt ora. Questa fattoria eolica “non sarebbe mai stata realizzata senza il supporto del governo”, dice Boris Balan, director of business development della Northland per il mercato europeo.

Questi esuberi, ovviamente, hanno attirato una forte opposizione. Alla fine del 2015, i governi locali lungo le coste dei Paesi Bassi hanno bloccato lo stanziamento di un fondo a supporto di nuove installazioni offshore. Michael Pollitt, un professore di economica dell’Università di Cambridge, descrive l’entusiasmo per l’eolico offshore un comportamento “chiaramente malaccorto”. Nonostante tutto, il boom non sembra accennare a diminuire.

(MO)

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