L’Europa non è pronta per i gene drive

Lo studio di soluzioni a urgenti problemi ambientali e di salute pubblica per mezzo di microrganismi a trasmissione genica non offre ancora garanzie contro i potenziali rischi.

di Lisa Ovi

Un “gene drive” rappresenta un’applicazione rivoluzionaria delle tecnologie di gene editing come il CRISPR, in quanto permette di diffondere una selezione di tratti genetici tra gli animali selvatici. Per quanto gli organismi geneticamente modificati (OGM) sono noti e utilizzati da tempo, gli organismi a trasmissione genica (GDO) sono ancora in fase di valutazione e valutazione. Con il soprannome di ‘gioco dell’estinzione‘, secondo alcuni la tecnologia non dovrebbe essere testata neppure in laboratorio, nel timore che un incidente possa propagare alterazioni genetiche incontrollate nell’ambiente naturale.

Da diversi anni, gruppi di ricerca come Alphabet della Google o Target Malaria della fondazione Gates, stanno testando la teoria su popolazioni di zanzare nella speranza di portarle all’estinzione o renderle incapaci di trasmettere malattie come la malaria o la Zika.

Ora, scienziati dell’Unione Europea stanno valutando la possibilità di utilizzare la tecnica sul territorio europeo. Secondo uno studio pubblicato dalla rivista open source Biorisk, un gruppo internazionale di scienziati guidato da Marion Dolezel dell’agenzia ambientale austriaca, descrive i potenziali rischi e impatti della tecnica sull’ambiente.

La tecnologia si propone come soluzione a problemi di salute pubblica (controllo vettoriale dei patogeni umani), agricoltura (controllo di infestanti e parassiti), protezione dell’ambiente e conservazione della natura (controllo di specie non autoctone dannose). Negli ultimi anni, una serie di studi ha dimostrato la fattibilità dell’utilizzo di GDO in diversi organismi, come il lievito, i moscerini della frutta, zanzare e qualche mammifero.

L’approccio di proporrebbe anche come prevenzione contro alcune malattie zoonotiche e, quindi, possibili future pandemie. Ciononostante, le potenziali implicazioni per l’ambiente e la salute, legate al rilascio di GDO, rimangono poco chiare. Finora solo poche potenziali applicazioni sono passate alla fase di ricerca e sviluppo.

Gli scienziati riassumono in 3 punti le differenze sostanziali tra GDO e GMO che inducono alla cautela:

1. L’introduzione di nuove modifiche nelle popolazioni selvatiche anziché in specie di colture “familiari”.
2. La diffusione intenzionale e potenzialmente illimitata di geni sintetici nelle popolazioni selvatiche e negli ecosistemi naturali.
3. La possibilità di rischi a lungo termine per le popolazioni e gli ecosistemi.

I ricercatori sottolineano la necessità di usare cautela estrema nel maneggiare organismi a trasmissione genica, con un’ottica all’attenta valutazione e rigoroso controllo dei rischi ambientali legati al loro rilascio. I requisiti standard prima del rilascio di GDO dovrebbero includere una possibilità di attento monitoraggio post-rilascio e misure per la gestione dei rischi. In particolare, il gruppo di ricerca raccomanda alle istituzioni di valutare se la supervisione normativa degli OGM della UE sia adeguata a coprire i nuovi rischi e le sfide poste dalle applicazioni di gene drive.

(lo)

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