L’IA va insegnata alle nuove generazioni

Un nuovo curriculum che aiuta i ragazzi a capire come sono progettati gli algoritmi li aiuterà a conoscere la tecnologia e a plasmarne il futuro.

di Karen Hao

Uno studente spiega come descriverebbe l’intelligenza artificiale a un amico: “È un po’ come un bambino o un cervello umano perché deve imparare e memorizza […] e utilizza tali informazioni per capire le cose”.

La maggior parte degli adulti farebbe fatica a mettere insieme una definizione così convincente di un argomento complesso.

Questo studente aveva solo 10 anni e faceva parte di un gruppo di 28 ragazzi delle scuole medie, dai 9 ai 14 anni, che quest’estate hanno partecipato a un programma pilota progettato per insegnare loro l’IA.

Il curriculum, sviluppato da Blakeley Payne, un’assistente di ricerca laureata presso il MIT Media Lab, fa parte di un’iniziativa più ampia volta a rendere questi concetti parte integrante dei programmi delle scuole medie.

Il curriculum è aperto e include diverse attività interattive che aiutano gli studenti a scoprire come vengono sviluppati gli algoritmi e in che modo questi processi influenzano la vita delle persone.

Oggi i bambini stanno crescendo in un mondo dominato dall’intelligenza artificiale: gli algoritmi determinano quali informazioni vedono, aiutano a selezionare i video che guardano e danno forma al modo in cui imparano a parlare.

La speranza è che, comprendendo meglio come vengono creati gli algoritmi e come influenzano la società, i bambini possano diventare consumatori più critici di tale tecnologia. Potrebbe persino motivarli a contribuire a modellare il suo futuro.

“È essenziale per loro capire come funzionano queste tecnologie in modo che possano utilizzarle consapevolmente e consumarle al meglio”, afferma Payne. “Vogliamo che sentano di padroneggiarle”.

Perché i bambini?

Esistono diversi motivi per insegnare ai bambini l’IA. Innanzitutto c’è l’argomento economico: gli studi hanno dimostrato che l’esposizione dei bambini a concetti tecnici stimola le loro capacità di problem solving e di pensiero critico. Si può quindi favorire un apprendimento più rapido delle abilità computazionali nella vita.

In secondo luogo, c’è l’argomento sociale. Gli anni della scuola media, in particolare, sono fondamentali per la formazione e lo sviluppo dell’identità di un bambino. Insegnare tecnologia alle ragazze a questa età può renderle più propense ad approfondire gli argomenti in seguito o intraprendere una carriera nel settore, sostiene Jennifer Jipson, docente di psicologia e sviluppo dei bambini presso il California Polytechnic State University.

Ciò potrebbe aiutare a diversificare il settore dell’intelligenza artificiale e della tecnologia in senso più generale. Imparare a confrontarsi con l’etica e gli impatti sociali della tecnologia nelle prime fasi della vita può anche aiutare i bambini a sviluppare capacità creative e innovative, nonché a diventare cittadini più consapevoli.

Infine, c’è l’argomento della vulnerabilità. I giovani sono più malleabili e impressionabili, quindi i rischi etici associati ai materiali con cui vengono a contatto sono accentuati per loro, afferma Rose Luckin, una professoressa di design centrato sullo studente presso l’University College di Londra. Rendere i bambini consumatori passivi potrebbe avere conseguenze negative sul loro modo di agire, sul concetto di privacy e sullo sviluppo a lungo termine.

“In media, tra i 10 e i 12 anni un bambino riceve il suo primo cellulare o il suo primo account sui social media”, afferma Payne. “Vogliamo che comprendano davvero che la tecnologia ha punti di vista e obiettivi che potrebbero non allinearsi necessariamente ai propri prima che diventino ancora più grandi consumatori di tecnologia”.

Gli algoritmi sono considerati alla stregua di opinioni

Il curriculum di Payne include una serie di attività che spingono gli studenti a pensare alla soggettività degli algoritmi. All’inizio gli algoritmi sono presentati come fossero ricette, con input, un set di istruzioni e output. Ai bambini viene quindi chiesto di “costruire” o scrivere le istruzioni per un algoritmo che produca il miglior panino con burro di arachidi e gelatina.

Molto rapidamente, i bambini del programma pilota hanno iniziato a comprendere la lezione di fondo. “Uno studente mi ha preso da parte e mi ha chiesto: “Stiamo parlando di un’opinione o di un fatto?” Attraverso il proprio processo di scoperta, gli studenti hanno capito come avevano involontariamente espresso le loro preferenze all’interno degli algoritmi.

Una delle attività si basa su questo concetto: gli studenti disegnano quella che Payne chiama una “matrice etica” per riflettere su come diversi soggetti coinvolti e i loro valori potrebbero influenzare la progettazione di un algoritmo per preparare un sandwich.

Durante il corso pilota, Payne ha legato le lezioni agli eventi attuali. Gli studenti hanno letto una sintesi di un articolo del “Wall Street Journal” su come i dirigenti di YouTube stavano valutando se creare una versione separata per bambini dell’app con un algoritmo di raccomandazione modificato.

Gli studenti sono stati in grado di vedere in che modo le richieste degli investitori, le pressioni dei genitori o le preferenze dei bambini possono spingere l’azienda verso percorsi di riprogettazione dell’algoritmo completamente diversi.

Un’altra serie di attività introduce gli studenti al concetto delle possibili distorsioni della realtà da parte dell’IA. Nel corso, i ragazzi utilizzano la Teachable Machine di Google, una piattaforma interattiva senza codice per l’addestramento di modelli di apprendimento automatico di base, per costruire un classificatore delle categorie di cane e gatto. A loro insaputa, però, il set di dati fornito è parziale.

Attraverso un processo di sperimentazione e discussione, imparano come il set di dati porta il classificatore ad essere più preciso per i gatti. Hanno quindi l’opportunità di correggere il problema.

Payne ha presentato esercizi collegati al mondo reale, mostrando agli studenti il video di Joy Buolamwini, un collega ricercatore del Media Lab, che testimonia al Congresso sui pregiudizi nei sistemi di riconoscimento facciale. “Sono stati in grado di vedere come gli schemi di pensiero condizionano con i loro pregiudizi il modo di sviluppare questi sistemi”, afferma Payne.

Il futuro dell’educazione

Payne intende continuare a modificare il programma, tenendo conto dei feedback degli studenti e sta esplorando varie strade per ampliarne la portata. Il suo obiettivo è quello di integrarne una versione nell’istruzione pubblica.

Oltre a ciò, spera che sarà il modello di riferimento per insegnare ai bambini come affrontare le tematiche legate a tecnologia, società e etica. Sia Luckin che Jipson concordano sul fatto che l’istruzione deve cambiare approccio per rispondere alle esigenze di un mondo sempre più guidato dalla tecnologia.

“L’IA come si presenta in questo momento nella società non ha portato a un maggiore equilibrio”, afferma Payne. “L’istruzione è, o almeno dovrebbe essere, il passaggio fondamentale per muoversi verso una società più giusta e più attenta ai valori etici”.

(rp)

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