L’ONU chiede un’indagine sui sauditi per l’hacking del telefono di Jeff Bezos

Una rete intricata di spionaggio sembra indicare una campagna di intimidazione da parte del potente principe ereditario saudita.

di Patrick Howell O’Neill

Esperti dei diritti umani delle Nazioni Unite affermano che gli Stati Uniti dovrebbero indagare sulle violazioni del telefono di Jeff Bezos a seguito di un video inviato su WhatsApp dal principe ereditario Mohammed bin Salman dell’Arabia Saudita.

Bezos, che è il fondatore e amministratore delegato di Amazon, possiede anche il “Washington Post”. Nel 2018, l’editorialista del giornale Jamal Khashoggi, che aveva usato spesso toni critici nei confronti del regime saudita, è stato assassinato da agenti sauditi. Al momento del presunto hacking nel 2019, il principe Mohammed era indagato per questo omicidio.

Gli esperti forensi hanno affermato con una discreta sicurezza che l’hacking del telefono di Bezos sia stato provocato dal messaggio su WhatsApp di bin Salman. Le organizzazioni per la difesa dei diritti umani delle Nazioni Unite hanno denunciato una lunga storia di sorveglianza mirata condotta dalla famiglia reale saudita e in particolare da Bin Salman. Il primo giornale a segnalarlo è stato il “Guardian”.

“Le informazioni che abbiamo ricevuto suggeriscono il possibile coinvolgimento del principe ereditario nella sorveglianza di Bezos, nel tentativo di influenzare, se non addirittura mettere a tacere, il ‘Washington Post’”, ha affermato Agnes Callamard, relatore speciale delle Nazioni Unite sulle esecuzioni sommarie e omicidi extragiudiziali, e David Kaye, relatore speciale delle Nazioni Unite sulla libertà di espressione.

“Il presunto hacking del telefono di Bezos e di altri richiede un’indagine immediata da parte degli Stati Uniti e di altre autorità competenti, compresa l’indagine sul coinvolgimento continuo, pluriennale, diretto e personale del Principe ereditario negli sforzi per colpire gli avversari”, sostengono Callamard e Kaye.

Come ricostruito dagli esperti delle Nazioni Unite, il 4 aprile 2018, Bezos ha partecipato a una cena con il principe ereditario in cui i due si sono scambiati i rispettivi numeri telefonici. Il primo maggio, l’account WhatsApp del principe ha inviato a Bezos un file video. “In seguito è stato stabilito, con ragionevole certezza, che il video scaricato ha infettato il telefono del signor Bezos con codice dannoso”, hanno detto gli esperti delle Nazioni Unite.

Nel giro di un mese da quell’evento, numerosi altri dissidenti sauditi, militanti delle organizzazioni per i diritti umani e persone collegate a Khashoggi sono stati hackerati. Le Nazioni Unite hanno collegato molti di questi hacking con la NSO Group, una importante azienda israeliana produttrice di spyware.

Un portavoce del gruppo NSO ha dichiarato che “senza alcun dubbio, la nostra tecnologia non è stata utilizzata in questo caso”, e ha aggiunto: “il nostro software e la nostra tecnologia non possono essere utilizzati sui numeri di telefono statunitensi”.

Il 2 ottobre 2018, Khashoggi è stato ucciso nell’ambasciata saudita a Istanbul dopo aver scritto articoli sul “Washington Post” che non risparmiavano critiche nei confronti della famiglia reale saudita. Successivamente è partita una campagna online sul Twitter saudita che invitava a boicottare Amazon.

In privato, dicono gli esperti delle Nazioni Unite, l’account WhatsApp del principe ereditario ha inviato una foto a Bezos di una donna simile a quella con cui il fondatore di Amazon stava avendo una relazione. Tutto ciò è successo mesi prima che il pubblico venisse a conoscenza della storia di Bezos.

“Nello stesso periodo, Bezos è stato ripetutamente preso di mira sui social media sauditi come un presunto avversario del Regno, ma in realtà era indirizzata a lui in qualità di proprietario del ‘Washington Post’”, si legge nella dichiarazione delle Nazioni Unite.

Due mesi dopo, il “National Enquirer” ha reso pubblica la relazione privata di Bezos, che a sua volta ha reagito affermando che avrebbe indagato su come l’”Enquirer” fosse riuscito a ottenere i suoi messaggi telefonici.

L’esatta natura del file video inviato dal principe ereditario a Bezos rimane poco chiara, ma certamente subito dopo “è iniziata una massiccia e senza precedenti esfiltrazione di dati dal telefono”, anche se l’analisi forense non ha trovato alcun codice dannoso.

Alcuni dei dettagli più cruciali del presunto hacking restano oscuri, incluso il malware specifico utilizzato. Il rapporto, elaborato da FTI Consulting su richiesta di Bezos, non ha prove conclusive, né dice con certezza quale tipo di spyware è stato utilizzato. Tuttavia, secondo quanto riferito, le indagini sono state gestite da Anthony Ferrante, che in precedenza era capo dello staff della Cyber Division dell’FBI e membro del Consiglio di sicurezza nazionale.

L’analisi ha affermato che la “spiegazione più probabile” potrebbe essere l’uso di malware da parte del gruppo NSO o della azienda di spyware italiana Hacking Team, ora nota come Memento Labs.

Una fonte israeliane ha riferito che il governo saudita aveva precedentemente acquistato malware del gruppo NSO, noto come Pegasus, per 55 milioni di dollari. Negando il coinvolgimento, un portavoce del gruppo NSO ha dichiarato: “Qualsiasi riferimento a un coinvolgimento di NSO è diffamatorio e l’azienda si rivolgerà a un consulente legale per risolvere questo problema”.

L’ambasciata saudita ha definito le accuse “assurde” e ha appoggiato la richiesta di un’indagine. L’anno scorso, il consulente per la sicurezza di Bezos ha accusato pubblicamente il governo saudita di aver violato il telefono del miliardario.

Dopo aver ricevuto il rapporto forense di FTI Consulting l’anno scorso, Bezos si è recato dagli esperti delle Nazioni Unite. Il risultato è questa richiesta ufficiale di un’indagine.

“Le accuse sono anche rafforzate da altre prove del fatto che i sauditi hanno preso di mira dissidenti e presunti oppositori”, hanno affermato gli esperti delle Nazioni Unite in una nota, citando il caso della causa penale negli Stati Uniti contro un cittadino saudita accusato di aver spiato gli account Twitter dei critici del governo saudita.

(rp)

Related Posts
Total
0
Share