Meno messaggi su WhatsApp contro la disinformazione sul coronavirus

L’azienda, di proprietà di Facebook, ha detto in un blog che limiterà a una sola chat per volta l’inoltro di messaggi “virali”, vale a dire di quelli che sono già stati inoltrati molte volte.

di Charlotte Jee

L’idea è di rallentare la diffusione delle informazioni virali, riducendo al minimo le notizie false. WhatsApp ha un sistema privato di crittografia end-to-end, il che è un vantaggio per la sicurezza, ma lo rende un terreno fertile per la disinformazione, in quanto non c’è modo di vedere il contenuto dei messaggi.

Anche se WhatsApp è stato utilizzata per condividere falsi contenuti in tutto il mondo per anni, la preoccupazione per il problema ha raggiunto un picco durante la crisi del coronavirus. WhatsApp ha dichiarato di aver visto un “aumento significativo di messaggi virali e gli utenti hanno espresso il loro disagio per la prospettiva di contribuire alla diffusione della disinformazione”. Le segnalazioni di persone che condividono voci, false “cure” per il coronavirus e teorie cospirative hanno subito un’impennata sull’app.

L’azienda ha iniziato a limitare il numero di inoltri a luglio del 2018, dopo una serie di violenti mob in India collegati a messaggi condivisi nei gruppi di WhatsApp. Prima di allora, gli utenti potevano inoltrare un messaggio a un massimo di 256 persone e non venivano etichettati come forward. WhatsApp ha anche aggiunto due frecce per mostrare che un messaggio è stato ripetutamente inoltrato.

L’anno scorso, l’azienda ha ridotto il numero di persone a cui è possibile inoltrare un messaggio, limitandolo a cinque. Queste misure non impediscono di inoltrare singolarmente un messaggio a molte persone diverse, ma introducono un freno, che sembra aver funzionato: nell’ultimo anno, secondo WhatsApp, i forward sono scesi del 25 per cento in tutto il mondo.

Comunque, fino a oggi, l’app non è stata utilizzata solo a scopi negativi, in quanto aiuta a mantenere le persone in contatto con amici e famiglie in una situazione di isolamento. E’ anche utilizzata da autorità sanitarie come il CDC negli Stati Uniti, l’Organizzazione mondiale della sanità e il Servizio sanitario nazionale nel Regno Unito per rispondere alle pressanti domande delle persone sul coronavirus.

(rp)

Related Posts
Total
0
Share