Non siamo ancora pronti a difendere la Terra

Il pianeta è sulla buona strada per superare livelli di riscaldamento molto pericolosi e le speranze di intervenire sul cambiamento climatico sono a oggi affidate a sistemi di rimozione del carbonio in via di elaborazione.

di James Temple

Il tanto atteso rapporto sul clima delle Nazioni Unite ha offerto un duro promemoria sul fatto che la rimozione di enormi quantità di anidride carbonica dall’atmosfera sarà essenziale per prevenire i più gravi pericoli del riscaldamento globale. Ma ha anche sottolineato che le tecnologie necessarie esistono a malapena e sarà tremendamente difficile implementarle.

Secondo la prima parte del sesto rapporto di valutazione dell’Intergovernmental Panel on Climate Change, le temperature globali continueranno ad aumentare fino alla metà del secolo, qualunque cosa facciamo a questo punto. Quanto sarà più caldo, tuttavia, dipenderà dalla rapidità con cui riduciamo le emissioni e dalla velocità con cui amplieremo i modi per aspirare l’anidride carbonica dall’aria.

Gli scienziati del clima dicono che dovremo rimuovere il carbonio, in parte, per bilanciare le fonti di emissioni che non sappiamo ancora come eliminare o ripulire, come voli e fertilizzanti. L’altra ragione, più inquietante, è che potremmo aver bisogno di riportare indietro il pianeta dopo che ha superato pericolose soglie di temperatura.

Il rapporto delle Nazioni Unite ha rilevato che è probabile che i gas serra porteranno a un aumento delle temperature mondiali di almeno 1,5 C° al di sopra delle condizioni preindustriali entro i prossimi 20 anni, alimentando ondate di calore, inondazioni e siccità sempre più gravi. Una volta che ciò accadrà, la rimozione del carbonio è essenzialmente l’unico modo per riportare il clima in una zona più sicura, perché il gas serra persiste per centinaia o migliaia di anni nell’atmosfera (un’ultima alternativa è, forse, una qualche forma di geoingegneria che rifletta il calore nello spazio, ma quest’idea è controversa).

Il modello utilizzato per creare lo scenario più ottimistico nel rapporto, che limita il riscaldamento a 1,5 C°, presuppone che il mondo troverà modi per rimuovere circa 5 miliardi di tonnellate di anidride carbonica all’anno entro la metà del secolo e 17 miliardi entro il 2100 (lo scenario è noto come SSP1-1.9 e tali cifre si basano su un’analisi dei dati precedenti di Zeke Hausfather, scienziato del clima del Breakthrough Institute e autore che ha contribuito alla valutazione delle Nazioni Unite).

Ciò richiede il miglioramento delle tecnologie e delle tecniche in grado di estrarre dall’atmosfera ogni anno tanta CO2 quanta ne ha emessa l’economia statunitense nel 2020. In altre parole, il mondo avrebbe bisogno di sostenere un nuovissimo settore di aspirazione del carbonio che operi sulle emissioni di tutte le auto, centrali elettriche, aerei e fabbriche americane, nei prossimi 30 anni circa. Potremmo rimuoverne di meno, ma solo se riduciamo le emissioni ancora più velocemente, rassegnandoci a maggiori rischi climatici, o entrambe le cose.

Figura 1. La scala di rimozione del carbonio richiesta nel modello del sistema energetico utilizzato per creare lo scenario SSP1-1.9. Zeke Hausfather, The Breakthrough Institute

Nel modello esposto, quasi tutta la rimozione del carbonio è ottenuta attraverso un approccio “artificiale” noto come bioenergia con cattura e stoccaggio del carbonio, o BECCS. Fondamentalmente, richiede la coltivazione di colture che consumano CO2 e quindi l’utilizzo della biomassa raccolta per produrre calore, elettricità o combustibili, catturando e immagazzinando le emissioni risultanti. Ma nonostante i miliardi e miliardi di tonnellate di rimozione del carbonio su cui fanno affidamento i modelli climatici attraverso BECCS, fino ad oggi è stato elaborato solo in progetti su piccola scala.

La quantità rimanente di rimozione nel modello viene eseguita attraverso soluzioni “naturali” come il rimboschimento e la piantumazione di alberi (si veda figura 1). Sappiamo che foreste, suolo, torbiere e altri sistemi naturali assorbono livelli significativi di anidride carbonica, ma si è rivelato difficile sviluppare mercati e sistemi che incentivino, misurino e verifichino in modo affidabile questa rimozione. Nel frattempo, anche altri approcci tecnici sono immaturi, comprese le macchine che succhiano il carbonio e vari modi per accelerare i processi mediante i quali i minerali e gli oceani assorbono e immagazzinano CO2.

La valutazione dell’IPCC ha rilevato numerosi altri limiti e difficoltà. Per prima cosa, mentre la rimozione del carbonio riduce il livello di gas serra nell’atmosfera, il rapporto osserva che questo effetto può essere compensato in una certa misura. Gli studi di modellazione hanno scoperto che gli oceani e la terra iniziano a rilasciare più CO2 in risposta a quella chimica atmosferica mutevole in determinati periodi di tempo, minando i benefici.

Inoltre, mentre la rimozione del carbonio potrebbe gradualmente alleviare l’aumento della temperatura e l’acidificazione degli oceani, non inverte magicamente tutti gli impatti climatici. In particolare, ci vorrebbero ancora secoli per riportare gli oceani ai livelli attorno ai quali abbiamo costruito le nostre città costiere, sottolinea il rapporto. 

Potrebbero esserci danni quasi irreversibili alle calotte glaciali, alle barriere coralline, alle foreste pluviali e anche ad alcune specie, a seconda di quanto si scalderà il mondo prima di ridurre profondamente le emissioni e aumentare la rimozione del carbonio.

Il quinto capitolo del rapporto espone una serie di altri compromessi e incognite che circondano praticamente ogni potenziale approccio alla rimozione del carbonio su larga scala. Le macchine che aspirano carbonio richiedono grandi quantità di energia e materiali. Piantare più alberi per il sequestro del carbonio o raccolti per i combustibili entrerà in competizione con la crescita del cibo per una popolazione globale in espansione.

Il cambiamento climatico stesso minerà la capacità delle foreste di assorbire e immagazzinare anidride carbonica, poiché i rischi di siccità, incendi e infestazioni di insetti crescono con l’aumento delle temperature. E c’è ancora una notevole incertezza scientifica sugli effetti collaterali dei vari approcci oceanici sugli ecosistemi marini.

La buona notizia è che ci sono una varietà di modi per rimuovere il carbonio dall’aria e un numero crescente di gruppi di ricerca e aziende stanno lavorando per sviluppare metodi migliori e più economici. Ma come chiarisce il rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change, siamo molto indietro in una gara con una posta in gioco molto alta.

(rp)

foto: Gli scienziati affermano che il cambiamento climatico sta alimentando incendi sempre più gravi, come quelli recentemente verificatisi in Grecia.AP Photo / Thanassis Stavrakis

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