Organi su chip: passi avanti per polmoni, reni, cuori e fegati artificiali

Nature Communications pubblica i risultati di una ricerca condotta sulle interazioni tra elementi patogeni e organi su chip.

di MIT Technology Reiew Italia

Gli organi su chip riproducono struttura e fisiologia delle cellule di un organo. Questa nuova forma di tecnologia è stata studiata nell’ottica di creare una medicina personalizzata. Gli organi su chip, infatti, vengono costruiti a partire dalle effettive cellule del paziente.

L’organo artificiale diviene una piccola copia dell’originale e può essere utilizzato per testare la possibile reazione del paziente a determinati farmaci, nel tentativo di individuare il più indicato per ciascun soggetto. I farmaci vengono indotti ad attraversare le cellule lungo tubi che simulano il flusso sanguigno.

Le cellule viventi durano più a lungo sul chip che nelle condizioni di laboratorio tradizionali e rispondono a dosi di farmaco inferiori. Sono correntemente oggetto di studio polmoni, reni, cuori e fegati artificiali.

Per la prima volta, ricercatori dell’Imperial College London hanno testato le interazioni tra organi su chip e agenti patogeni, nella speranza di arrivare ad una comprensione più approfondita dei meccanismi che governano la malattia.

Gli autori dello studio, sotto la guida del Dr. Marcus Dorner, sperano di poter arrivare alla formulazione di nuovi farmaci osservando l’interazione tra le cellule dei diversi organi ed i virus.

La squadra è partita dall’analisi delle reazioni di un fegato artificiale, realizzato da MIT, University of Oxford e CN Bio Innovations, esposto al virus dell’epatite B.
L’organo su chip si è dimostrato vulnerabile al virus e capace di reazioni biologiche come l’attivazione di una risposta immunitaria. I ricercatori hanno potuto osservare proprio il complesso meccanismo che permette al virus di evitare questa risposta immunitaria, promettendo immediatamente un nuovo indirizzo di ricerca.

Il progresso nel campo degli organi artificiali promette un abbattimento notevole dei costi e delle tempistiche non solo per la ricerca, ma anche per i test clinici.

Notizia originale:
Imperial College London, Nature Communications

(lo)

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