Per quanto tempo il coronavirus vive nell’aria?

Il virus preferisce acciaio e plastica, materiali che si trovano comunemente negli ospedali e nelle case.

di Antonio Regalado

Il coronavirus contagioso può sopravvivere su una scatola di cartone per almeno un giorno e ancora più a lungo su acciaio e plastica. Una grande domanda nello scoppio della pandemia di Covid-19, che ha già infettato più di 110.000 persone, è come il germe che lo provoca riesca a trasmettersi così facilmente. Sebbene molti virus e germi possano sopravvivere su oggetti ordinari, concentrarsi su come agisce il nuovo coronavirus potrebbe contribuire a arginare l’epidemia.

Per aiutare a trovare una risposta, i ricercatori statunitensi hanno provato a spruzzare il virus su sette materiali che si trovano comunemente nelle case e negli ospedali, per vedere per quanto tempo rimane contagioso. Secondo una versione ancora non ufficiale di uno studio di Vincent Munster e del team del laboratorio di virologia del National Institutes of Health di Hamilton, nel Montana, il germe è sopravvissuto più a lungo su plastica e acciaio inossidabile, dove è rimasto “vitale” per un periodo fino a tre giorni.

Ciò suggerisce che le attrezzature ospedaliere sono un potenziale vettore per le malattie, così come i sostegni per reggersi nelle metropolitane. Finora, tuttavia, non esiste alcuna prova definitiva che il virus sia effettivamente diffuso attraverso oggetti inanimati. “Non è ancora chiaro se è possibile infettarsi con il Covid-19 da superfici contaminate o oggetti inanimati”, afferma Marilyn Roberts, una microbiologa della School of Public Health dell’Università di Washington.  

I medici che testano i pazienti sanno che il virus è presente in grandi quantità nel tratto respiratorio superiore delle persone, il che rende probabile che si diffonda quando tossiscono o starnutiscono, spruzzando minuscole goccioline e aerosol nell’aria e sulle superfici.

“La stabilità del virus nell’aria e sulle superfici può influire direttamente sulla sua trasmissione, poiché le sue particelle devono rimanere vitali abbastanza a lungo dopo essere state espulse dall’ospite per essere assorbite da un nuovo ospite”, scrivono Munster.

A suo parere, il diffondersi per via aerea probabilmente spiega eventi “super spargitori” come quello che sembra essersi verificato a Boston, dove si ritiene che oltre 70 persone siano state infettate durante una conferenza tenuta dall’azienda di biotecnologia Biogen.

Gli scienziati hanno esaminato per quanto tempo il virus viveva su materiali diversi e anche mentre turbinava in una camera d’aria. Dopo aver atteso alcune ore o giorni, hanno pulito le superfici e controllato per vedere se il virus infettava ancora le cellule in una capsula di Petri.

I materiali più esposti al virus sono stati l’acciaio inossidabile e la plastica, dove i germi infettivi potevano essere ancora presenti dopo tre giorni. Molto più ostico il rame: il virus era scomparso dopo solo quattro ore. Nella camera piena d’aria, i germi hanno resistito per circa tre ore.

Ci vorranno studi epidemiologici dettagliati per scoprire con esattezza come si diffonde il virus, ma i nuovi risultati del laboratorio indicano che è in grado di aderire ai pacchetti di Amazon o alle custodie in plastica dei telefoni cellulari.
Con alcuni virus, come l’influenza, toccando una superficie si possono portare via milioni di particelle virali in pochi secondi. Altri studi mostrano che le persone si toccano il viso più di 20 volte ogni ora. La bassa temperatura e la bassa umidità consentono ai virus di vivere ancora più a lungo.

Le autorità sanitarie raccomandano alle persone di lavarsi spesso le mani e di utilizzare detergenti a base di alcol per disinfettare le superfici. È noto che i coronavirus sono abbastanza facili da uccidere; lo sfregamento di alcol e acqua ossigenata diluita sono tra le armi efficaci.

In una pubblicazione di febbraio relativa a ciò che già è noto di questo virus, i ricercatori tedeschi hanno affermato che a un minuto di distanza dalla pulizia di una superficie, un milione di particelle virali può essere ridotto a 100, riducendo considerevolmente il rischio di infezione.

I ricercatori dell’NIH hanno confrontato il nuovo virus con la SARS e hanno scoperto che i due germi hanno tempi di permanenza simili. La SARS ha provocato un focolaio nel 2003, ma non è stata trasmessa così facilmente, il che significa che altri fattori svolgono un ruolo perché il Covid-19 si sta diffondendo più velocemente.

Anche se tali ragioni non sono ancora chiare, i ricercatori dell’NIH ipotizzano che le persone con il nuovo coronavirus potrebbero diffonderlo anche se non hanno sintomi o che ci vuole meno virus per infettarsi, una misura nota come “dose infettiva”. I ricercatori affermano che ora stanno esaminando quanto tempo permane il virus nel muco, nello sputo e nella materia fecale e in quali temperature e livelli di umidità.

Immagine: Ms Tech / Getty

(rp)

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