Perché i social non combattono le fake news sul clima

Gli ultimi dati confermano che, nonostante le promesse di controlli sulla veridicità dei post da parte di Twitter, Facebook, Tik Tok e You Tube, queste aziende sono “distratte” quando si tratta di combattere le teorie del complotto e la disinformazione sulle questioni ambientali

di MIT Technology Review Italia

Come riportato da “Techxplore”, una ricerca condotta da Advance Democracy (ADI), un’organizzazione indipendente senza fini di lucro, i post e i video sui social media che negano il cambiamento climatico, ne contestano le cause o ne sottovalutano gli effetti non solo si possono ancora trovare con facilità, ma spesso mancano di etichette anti fake news o di qualsiasi collegamento a informazioni credibili.

In genere, la lunga serie di fake sul clima che appaiono sui social media riflette la combinazione del negazionismo scientifico e dello scetticismo sul reale potere innovativo dei combustibili e delle tecnologie rinnovabili. I post più agguerriti tentano di dipingere le persone impegnate nella denuncia del cambiamento climatico come appartenenti a un gruppo di pressione sociale interessato a limitare la libertà degli altri e a esacerbare le divisioni.

L’anno scorso, le aziende di servizi sociali hanno ufficialmente intrapreso una serie di azioni per combattere la disinformazione. Twitter ha aggiunto una nuova voce sul clima per indirizzare gli utenti a informazioni credibili sui cambiamenti climatici. Facebook ha ampliato le etichette informative sui post sui cambiamenti climatici per indirizzare gli utenti al suo “Climate Science Information Center” e YouTube ha smesso di pubblicare annunci che negavano il cambiamento climatico.

Ma lo scorso maggio, Advance Democracy ha trovato centinaia di migliaia di post su Twitter che negavano il cambiamento climatico. In risposta, una settimana dopo, Twitter ha aggiunto una voce che indirizza gli utenti a informazioni credibili sui cambiamenti climatici. Se gli utenti seguono le indicazioni, vedranno i post di organizzazioni globali per l’ambiente e la sostenibilità , anche se non seguono tali account.

In base ai diversi casi Twitter ha inserito anche una spiegazione all’interno dell’etichetta, così da fornire informazioni che correggono l’affermazione. A tutti gli effetti, un lavoro di fact-checking. L’ADI afferma che il numero di post con termini di negazione del cambiamento climatico è aumentato dopo l’introduzione di questa nuova voce e ha raggiunto una media di 679 al giorno nella seconda metà del 2021.

Il picco dei messaggi negazionisti, ha scoperto Adavance Democracy, si è verificato durante il vertice sul clima della COP 26 delle Nazioni Unite. Nel complesso, ci sono stati più di 230.000 post di negazione del cambiamento climatico da circa 77.000 account, afferma l’organizzazione.

Tra le fake sul clima più diffuse nel 2021, giocano la parte del leone i post che fanno riferimento alla teoria del cosiddetto Grande Minimo Solare, secondo cui nei prossimi decenni vivremo un progressivo raffreddamento in grado di tenere a bada gli effetti del riscaldamento globale, che in realtà sarebbe semplicemente il frutto di cicli naturali. Questo Grande Minimo Solare, secondo i negazionisti, farebbe abbassare le temperature in modo significativo fino a determinare una “mini era glaciale”.

Anche Facebook, sempre lo scorso maggio, ha dichiarato che avrebbe ampliato le etichette informative su alcuni post sui cambiamenti climatici negli Stati Uniti. I messaggi avrebbero indirizzato al suo Climate Science Center, appositamente creato per contrastare la diffusione della disinformazione, fornendo dati affidabili sulla crisi climatica.

“Quando valutiamo un contenuto come falso, aggiungiamo un’etichetta di avviso e ne riduciamo la distribuzione in modo che meno persone lo vedano. Interveniamo anche contro pagine, gruppi e account che condividono ripetutamente false affermazioni sulla scienza del clima”, ha spiegato Kevin McAlister, il portavoce di Facebook.

Ma due dei fake più popolari negli Stati Uniti nella seconda metà del 2021 non sono stati etichettati, come la notizia falsa non segnalata in cui si sosteneva che milioni di texani hanno perso l’elettricità a causa del mancato funzionamento delle turbine eoliche. E’ da rimarcare che sempre più spesso, i negazionisti del cambiamento climatico stanno approfittando di eventi meteorologici estremi, come la presunta “neve finta” della tempesta invernale del Texas o gli incendi in California che, secondo alcuni, erano prodotti da laser spaziali, per promuovere lo scetticismo sul cambiamento climatico da parte di un pubblico la cui fede nella scienza è già scossa dalla pandemia.

In un’audizione del Congresso a marzo del 2021, Mark Zuckerberg ha ammesso che la disinformazione climatica è un grosso problema. Quando gli è stato chiesto perché Facebook non ha applicato le stesse regole ai cambiamenti climatici della disinformazione sul covid-19, il CEO ha affermato che le bugie sulla pandemia potrebbero potenzialmente causare “danni fisici imminenti”, mentre la disinformazione sul clima no.

Anche secondo le linee guida di YouTube, quando uno spettatore cerca o guarda video “soggetti a disinformazione”, dovrebbe apparire un pannello informativo con informazioni di base provenienti da fonti di terze parti indipendenti. YouTube vieta anche gli annunci che promuovono la disinformazione sui cambiamenti climatici.

Ma, a parere di Advance Democracy, nessun riquadro informativo è apparso sulle ricerche di video per 10 frasi chiave associate alla negazione del cambiamento climatico.
“In generale, i nostri sistemi non raccomandano o mettono in evidenza contenuti che includono disinformazione sui cambiamenti climatici”, ha affermato Elena Hernandez, la portavoce di YouTube. “Lavoriamo sempre per espandere e migliorare il modo in cui colleghiamo gli utenti a contenuti autorevoli sulle tematiche ambientali”.

Su Tik Tok, i video che utilizzano hashtag associati alla negazione del cambiamento climatico hanno generato 1,53 milioni di visualizzazioni. Questi materiali non sono stati etichettati in quanto le linee guida di TikTok non affrontano specificamente la disinformazione su questo argomento.
Il portavoce dell’azienda AB Obi-Okoye ha affermato che “la nostra comunità apprezza i contenuti autentici, e anche noi lo facciamo, motivo per cui collaboriamo con verificatori di fatti accreditati per valutare i contenuti e limitare la diffusione di informazioni false o fuorvianti quando le identifichiamo”.

A conclusione della ricerca, Daniel Jones, presidente di Advance Democracy, afferma che la disinformazione climatica offusca o minimizza la minaccia alla vita umana e sta ritardando le “riforme politiche necessarie in tutto il mondo. Difficilmente la situazione potrà cambiare senza intervenire con decisione sul volume della disinformazione”.

(rp)

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