Pubblicati online i documenti confiscati a Facebook nell’inchiesta sulla privacy

Le informazioni divulgate dipingono un quadro tutt’altro che roseo della situazione.

di Charlotte Jee

Un comitato parlamentare del Regno Unito ha pubblicato in rete 250 pagine di documenti interni di Facebook, inclusi gli scambi via email fra il CEO Mark Zuckerberg ed altri dirigenti della società.

Come sono stati ottenuti? Semplice, i file sono stati confiscati dalle autorità del paese appena una settimana fa, quando Ted Kramer, fondatore della società software Six4Three, si trovava a Londra. Kramer era al centro di una disputa legale con Facebook dal 2015 sull’accesso ai dati degli utenti da parte degli sviluppatori di applicazioni esterne.

Non dimenticate: Si parla di app supportate dalla piattaforma di Facebook e del loro accesso ai dati dei vostri amici, un argomento passato in primo piano dopo lo scandalo di Cambridge Analytica.

Ecco i sei elementi fondamentali che abbiamo potuto raccogliere da questi documenti:

– Facebook avrebbe favorito alcune società, permettendo loro di continuare ad accedere ai dati degli ‘amici’ degli utenti anche dopo le modifiche apportate alla piattaforma fra il 2014 e il 2015. Fra queste società figurano anche Airbnb, Netflix e Badoo. “Non è certo che dietro questi accessi ci fosse il consenso da parte degli utenti, né come Facebook abbia deciso quali società favorire”, commenta Damian Collins, membro del Parlamento e presidente del comitato.

– Facebook ha tentato aggressivamente di abbattere la competizione. Quando Twitter presentò la piattaforma Vine per caricare videoclip da 6 secondi, Zuckerberg autorizzò la revoca del suo accesso all’API di Facebook.

– I dati degli amici sono una grande fonte di guadagno per Facebook, grazie al crescente numero di sviluppatori interessati ad essi per le proprie app. L’idea di legare l’accesso a questi dati ai rapporti degli sviluppatori con Facebook è un argomento ricorrente all’interno dei documenti divulgati.

– Mark Zuckerberg voleva la “piena reciprocità” fra Facebook e gli sviluppatori di app: gli uni e gli altri avrebbero rispettivamente condiviso tutti i dati raccolti dagli utenti.

– Facebook ha individuato metodi per accedere allo storico delle chiamate effettuate dagli utenti senza che questi ne siano al corrente, così da offrire suggerimenti sulle “Persone che potresti conoscere” e calibrare le preferenze nelle notizie pubblicate sul News Feed. Facebook intendeva rendere quanto più difficile possibile la scoperta di questa pratica.

– Facebook ha fatto uso dei sistemi di Onavo (una società israeliana di analitica acquisita nel 2013) per verificare l’utilizzo di app mobile senza che gli utenti ne fossero resi al corrente. Queste informazioni sono state utilizzate per scoprire quante persone avevano scaricato app e quanto queste venivano utilizzate, in modo da scoprire app potenzialmente appetibili.

(MO)

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