Qual è il programma più vecchio ancora in uso?

Mantenere in funzione per anni un software senza apportare costantemente modifiche o aggiornamenti potrà sembrare impossibile. Eppure, alcuni sistemi software restano in forma smagliante per decenni.

di Glenn Fleishman

È un fatto ampiamente riconosciuto che il primo programma per computer è stato scritto nel 1842 da Ada King, Contessa di Lovelace, anche se il dispositivo per il quale era stato concepito non sarebbe mai stato inventato nell’arco della sua vita. Ma qual è il programma per computer più vecchio ad essere ancora in funzione?

Il Pentagono
Nel 1958, il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha lanciato un sistema computerizzato per la gestione dei contratti denominato Mechanization of Contract Administration Services, o MOCAS. Il sistema era stato progettato per utilizzare le più recenti tecnologie di elaborazione e catalogazione per monitorare i contratti in corso ed i pagamenti verso i venditori.

A cinquantasette anni di distanza, è ancora in funzione.

Il MOCAS era stato scritto in COBOL, un linguaggio che sarebbe stato approvato ufficialmente solo qualche anno dopo, ed era stato creato inizialmente con un suo predecessore di nome FLOW-MATIC, sviluppato dallo scienziato informatico e retroammiraglio della marina militare statunitense Grace Hopper.
L’interfaccia originale del MOCAS si affidava alle schede perforate, racconta Michael Graham, responsabile della gestione del MOCAS. Nei decenni seguenti, il programma sarebbe stato aggiornato per operare con un terminale a schermo verde, un sistema che è rimasto in uso fino a pochi anni fa presso compagnie aeree, agenzie viaggi, banche e società di telecomunicazioni. “Non sono certo di poterla descrivere come una interfaccia utente grafica”, commenta Graham.

Con un po’ di impegno si possono ancora trovare sistemi a schermo verde – in alcuni casi, nascosti dietro una piacevole interfaccia Web. Di certo, il Dipartimento per la Difesa ha costruito nuove interfacce che si connettono al MOCAS. Questo ha permesso di mantenerlo in uso anche dopo che il mondo è passato ad altro. L’attuale sistema è integrato con diversi altri pacchetti software, per cui un utente oggi può inserire, ad esempio, dei documenti Word nei registri.

Trilioni di dollari sono passati per i registri computazionali del MOCAS. Nella sua forma attuale, il sistema gestisce approssimativamente $1.3 trilioni in obbligazioni e 340.000 contratti. La sua attuale configurazione hardware poggia su una struttura IBM 2098 modello E-10 in grado di eseguire 398 milioni di istruzioni al secondo. Dispone di appena otto gygabyte di RAM ed ogni sorta di dispositivo di memoria annesso.

Si è cercato più volte di costruire un sostituto del MOCAS, ma costi, complessità e variazioni nella pianificazione hanno sempre vanificato questi sforzi. Siccome il sistema gestisce così tante operazioni in corso ed è pertanto cruciale per il DoD, un qualunque sistema dovrebbe potersi sovrapporre e sostituire al MOCAS in tempo reale. Il governo continua a chiedere agli offerenti di rispondere a queste richieste per potersi liberare di queste vestigia del passato.

Le schede perforate
Il MOCAS è il software più vecchio che abbiamo saputo verificare, ma potrebbe anche non essere il più vecchio ancora in funzione. Alcuni esperti nei settori bancario e delle telecomunicazioni sospettano che qualche bizzarra anomalia possa continuare a operare nel retro di un ufficio, anche se è impossibile trovare degli esempi, in parte per via delle modifiche che fra gli anni ’50 e ’60 hanno reso alcuni primi sistemi adoperati in queste industrie obsoleti.

Allargando la definizione di programma software, quello più vecchio ancora in uso si trova probabilmente presso la Sparkler Filters, una società che produce dispostivi per il filtraggio dell’acqua che è stata fondata nel 1927 a Conroe, in Texas. Ad oggi, per le operazioni di inventario e contabilità, la società continuerebbe a fare affidamento su un sistema IBM 402 a schede perforate del 1948, un sorter IBM 83 ed una tastiera IBM 129. L’IBM 402 non dispone di una memoria, però: si affida a dei programmi connessi fisicamente alle plugboard che vengono scambiate a seconda della operazione da compiere. Nel 2013, la società aveva dichiarato che sarebbe passata ai PC, ma a detta di Duwayne Lafley, il primo riparatore del sistema, questa transizione non sarebbe ancora avvenuta.

La codificazione al buio
Nel maggio del 1972 è stato dato il via a quella che sarebbe divenuta la missione di esplorazione dello spazio più lunga nella storia. Il Voyager 1 e il Voyager 2 sono stati lanciati nel 1977. Entrambe le sonde continuano ad inviare dati sulla Terra dalla porzione più distante di spazio esplorato.

I due vascelli sono pressoché identici, fino al loro esuberante insieme di tre computer abbinati: il sottosistema per i dati di navigazione, il sottosistema del computer di comando e il sottosistema di controllo ed articolazione e comportamento. Insieme, questi tre computer gestiscono la rotta dei due vascelli, assicurandosi che le loro antenne ad alto guadagno siano puntate verso la Terra e gestendo gli strumenti scientifici. Le fotocamere di bordo non sono state utilizzate da quando le due sonde hanno ultimato il loro passaggio vicino ai pianeti più esterni.

A trentotto anni di distanza, il software dei Voyager continua a ticchettare. Suzy Dodd, la project manager di Voyager, dice che il software è stato aggiornato in volo, ma che “la NASA non lo ha mai spento o cambiato completamente”.

Siccome le sonde hanno così poca memoria – l’equivalente di circa 70 kylobite – pezzi di codice sono stati rimossi e inseriti durante diverse fasi della missione. Questo è accaduto 18 volte durante il solo passaggio vicino a Giove, mi ha raccontato nel 2013 il project scientist Ed Stone. Una volta, nel 2010, il Voyager 2 aveva cominciato a inviare dati scientifici incomprensibili. Una serie di test presso il Jet Propulsion Lab, dove il Voyager era stato progettato e dove viene tutt’ora gestito, avrebbe rivelato che un singolo bit in un programma era passato da 0 a 1. Il programma sarebbe stato ricaricato e non avrebbe ancora smesso di funzionare correttamente.

La durata complessiva della vita dei Voyager può comunque essere considerata di 48 anni: dal 1977 al 2025. Nel 2013, Voyager 1 ha superato l’estremità del campo magnetico del sole, avvicinandosi così a particelle più cariche rispetto a quelle nel nostro sistema solare-. Entro il 2020, gli scienziati dovranno spegnere alcuni degli strumenti rimanenti, ma il vascello dovrebbe continuare a parlare con la terra fino al suo ultimo segnale, che dovrebbe partire intorno al 2025.

(MO)

Related Posts
Total
0
Share