Quanto vale la vita dopo i 75 anni?

In questa intervista Ezekiel Emanuel, presidente del dipartimento di etica medica e politica sanitaria dell’Università della Pennsylvania e uno degli ideatori dell’Obamacare, si domanda “se quanto consuma una persona anziana vale il contributo che può offrire alla società”.

di Stephen S. Hall

Nell’ottobre del 2014, Ezekiel Emanuel ha pubblicato un lungo articolo su “Atlantic” intitolato Why I Hope to Die at 75, che ha suscitato un acceso dibattito. Emanuel ha dichiarato che rifiuterà non solo interventi medici particolarmente complessi dopo aver compiuto i 75 anni, ma anche antibiotici e vaccinazioni.

La ragione è che gli anziani americani vivono troppo a lungo in una condizione fisica debilitata, e si è posto la domanda “se quanto consumiamo vale il contributo che riusciamo a dare”.

Emanuel è nato in una famiglia combattiva. Un fratello, Rahm, ha recentemente completato due mandati come controverso sindaco di Chicago; un altro fratello, Ari, è un noto agente cinematografico di Hollywood. Ma al di là del suo DNA, l’affermazione di Emanuel voleva aprire una discussione sul valore della vita da parte di un medico attento agli aspetti etici della sua professione.

Emanuel, ora 62enne, mi ha parlato delle implicazioni sociali della ricerca sulla longevità e del perché non è favorevole all’allungamento della durata della vita. Mi interessava particolarmente capire cosa pensasse dei diversi e promettenti nuovi farmaci anti-invecchiamento.

Sono passati cinque anni da quando ha pubblicato l’articolo su “Atlantic”. Qualche ripensamento ora che si avvicini la scadenza che si era dato?

Non direi proprio, risponde ridendo.

Ha dichiarato che non avrebbe preso farmaci per prolungare la sua vita dopo i 75 anni. Non crede sia una posizione estrema?

Voglio chiarire che non si tratta di una posizione estrema. Non mi suiciderò a 75 anni. Non sto parlando di eutanasia. Smetterò di assumere farmaci intesi unicamente a prolungare la mia vita.

Ma il titolo dell’articolo è “Perché spero di morire …”

Come probabilmente saprà meglio di chiunque altro, sono i redattori che scelgono i titoli e non gli autori. Mi sento spesso dire da chi è in disaccordo con me: “Sa, mia zia Nellie a 94 anni era sempre in movimento e blah-blah-blah …”. Ma come ho sostenuto nell’articolo, non ci sono molte persone che continuano a essere attive e propositive oltre i 75 anni. È un numero esiguo.

Lei afferma che un effetto della nostra ossessione per la longevità è quello di distogliere l’attenzione dalla salute e dal benessere dei bambini.

I politici dicono: “I bambini sono la nostra risorsa più preziosa”. Ma noi come paese non ci comportiamo così. Non investiamo nei bambini nel modo in cui investiamo negli adulti, specialmente negli anziani. Una delle statistiche che amo citare è che se si guarda al bilancio federale, 7 dollari sono destinati alle persone al di sopra dei 65 anni contro 1 dollaro per le persone al di sotto dei 18 anni.

La parola d’ordine nella ricerca sulla longevità è la durata della salute: vivere quanto più tempo è possibile con una minima disabilità o uno stato di cattiva salute. Non le sembra un obiettivo ragionevole?

Se si chiede a qualcuno: “Quanto vorresti vivere?”, probabilmente risponderà: “Oh, il più possibile, e poi morire senza soffrire”. E poi ci ripensano e aggiungono: “Beh, forse non voglio morire per un infarto o un ictus nel mezzo della notte. Vorrei prima dire addio alla mia famiglia. Quindi spero in un passaggio graduale, ma in un tempo molto breve. Direi mesi, non anni”.

Ha perfettamente senso. Non sono diverso. Vorrei mantenere il mio vigore, la mia capacità intellettuale, la mia produttività, fino alla fine. Ma penso che dobbiamo essere realistici, perché non è così che vivrà la maggior parte di noi.

Significa che è scettico sull’idea che si possa garantire una buona salute anche nella vecchiaia?

All’inizio degli anni 1980, avevamo una teoria secondo cui vivendo più a lungo, avremmo goduto di una salute migliore. Voglio dire, a 70 anni saremmo stati come i nostri genitori quando ne avevano 50. Beh, se si guardano i dati, non è affatto così. La disabilità è aumentata.

Abbiamo persone con più problemi e, soprattutto, la maggior parte degli anziani si trova a fronteggiare il declino biologico della funzione cognitiva. Non c’è quasi nessuno che scriva libri originali, con idee innovative, dopo i 75 anni, ma solo rielaborazioni di argomenti familiari.

Cosa c’è di sbagliato nel volersi godere una vita prolungata?

Le persone che conducono una vita vigorosa a 70, 80, 90 anni, in genere si limitano a quelli che io classifico come passatempi. Non è un lavoro produttivo. Vanno in moto, fanno lunghe passeggiate. Indubbiamente ha un valore, non fraintendetemi. Ma se è la cosa principale nella tua vita? Ummm, probabilmente non è una vita “significativa”.

I farmaci anti-invecchiamento in sviluppo sono solo un’offerta per l’immortalità introdotta dalla porta di servizio?

Assolutamente sì. Ascolti queste persone e li senti dire: “Stiamo solo cercando di vivere senza problemi”. Giusto? In realtà la loro frase significa: “Vogliamo vivere più a lungo”. Noto che questo modo di vedere la vita, per molti versi, si è affermato in California, perché c’è l’idea che Dio non dovrebbe permettere al mondo di continuare ad esistere se non faccio parte di esso!

Il mondo continuerà ad esistere anche se si muore. Grandi persone, forse anche più grandi di noi, come Newton, Shakespeare ed Euler, sono morte. Eppure il mondo non è crollato.

Quale messaggio pensa che arrivi da imprenditori innovativi della Silicon Valley – persone come Peter Thiel e Larry Ellison – che sono chiaramente interessati alle ricerche sull’allungamento della vita?

Un attimo. Non è così. Loro sono affascinati dalla possibilità di allungare la loro vita! Trovano difficile persino pensare all’idea che stanno per morire e il mondo andrà avanti senza di loro.

Lei ha descritto l ‘”americano immortale”, vale a dire persone interessate all’allungamento della vita e in prospettiva all’immortalità.

C’è questa visione secondo cui la longevità, la vita per sempre – e se non per sempre, per 250 o 1.000 anni – è davvero ciò a cui dovremmo puntare. E se leader culturali o opinion leader lo affermano, la gente si illumina e inizia a pensare: “Sì, morire è una brutta cosa”.

Temo la morte. Ma penso di temere ancor più di diventare decrepito e perdere pezzo dopo pezzo della mia personalità.

È davvero un problema se uno di questi farmaci come la metformina mostra un modesto effetto di prolungamento della vita?

Penso che lo sarebbe, specialmente se il risultato sarà di aggiungere qualche anno di vita. La vera domanda è: quali svantaggi comporta? Potrebbe esserci conseguenze negative sul piano cognitivo, forse una crescita degli stati di confusione mentale.

È paradossale. Quando parlo con le persone, sento spesso dire che la qualità della vita è più importante della quantità di vita. Ma se sarà possibile allungarne la durata, sono convinto che tutti accetterebbero di prendersi qualche anno in più, senza preoccuparsi della qualità del tempo che viene loro concesso.

Immagine: Ezekiel Emanuel Justin Muir

(rp)

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