Sotto Trump, i biologi temono il rischio politico d’intraprendere ricerche controverse

Gli scienziati temono la repressione della ricerca sugli embrioni nel caso Trump dovesse rivolgere la propria attenzione ai progressi scientifici. 

di Emily Mullin

Donald Trump non ha finora fatto commenti pubblici sulle ricerche all’avanguardia nel campo delle cellule staminali, degli embrioni umani o del editing, ma i ricercatori temono che i rapidi progressi degli ultimi 10 mesi possano provocare un tweet o una restrizione politica.

In quest’anno, ricercatori U.S.A. hanno portato alla luce un grembo artificiale funzionante, utilizzato il CRISPR per correggere errori genetici negli embrioni umani, h fatto passi avanti nella manifattura di embrioni artificiali, e ottenuto risultati con una procedura per la fertilizzazione in vitro che utilizza il DNA di tre genitori biologici. 

I ricercatori temono che l’amministrazione Trump possa decidere di porre limiti alla ricerca come già avvenne quando il Presidente George W. Bush tagliò i fondi federali sulla ricerca nel campo delle cellule staminali nel 2001.
Che opinione Trump possa avere sulle frontiere della biologia è ignoto. Su 30,000 tweet del presidente, non uno fa menzione di DNA, cellule staminali, o gene editing, secondo il Trump Twitter Archive, mentre il Congresso non si interessa dell’argomento dal giugno del 2015. 

“Per quanto Trump possa non avere opinioni sull’argomento, si è chiaramente circondato di individui che non ne sarebbero entusiasti,” spiega Ryan Hagemann, del Niskanen Center, un think tank libertario di Washington, D.C.

Persino scienziati come Jennifer Doudna, uno degli inventori del CRISPR, che si sono impegnati nel far conoscere queste tecnologie al pubblico, temono ripercussioni. “Sul breve termine, qualcuno potrebbe fare qualcosa di pericoloso o irresponsabile con il CRISPR e provocare l’opinione pubblica e politica,” ha dichiarato la Doudna in una recente conferenza stampa di San Francisco.

Come fa notare il Washington Post, nessun presidente è mai arrivato al decimo mese di presidenza senza aver indicato un consigliere scientifico, ma le scelte fatte finora si sono rivelate decisamente anti-scientifiche. 

Trump si è, per esempio, dichiarato convinto che il riscaldamento globale sia “una truffa” e la sua amministrazione ha recentemente definito gli embrioni esseri umani dotati di diritti legali, definendo il Department of Health and Human Services un’agenzia al servizio di tutti gli “Americani in qualunque fase della vita, a partire dal concepimento.” Persino la recente proposta per una nuova dichiarazione delle tasse permette ai genitori di dare il via ad un fondo di risparmio per il college dei ‘figli in utero’

Diana DeGette, rappresentante democratica per il Colorado, ha definito queste mosse “premesse per stabilire la definizione dell’individuo la momento del concepimento.” Per ora, nonostante il presidente avesse promosso un taglio al budget dei National Institutes of Health, l’idea non ha raccolto molto sostegno ed i ricercatori sono riusciti ad evitare le sue attenzioni. Alcuni biologi stanno pensando di sospendere a tempo indeterminato le discussioni pubbliche sulla ricerca.

Una di queste discussioni riguarda la “regola dei 14 giorni,” una regola, negli U.S.A. autoimposta, legale in altri paesi, secondo cui i ricercatori devono interrompere la crescita di embrioni in laboratorio alla seconda settimana. Alta Charo, professore in legge e bioetica della University of Wisconsin, Madison, ha recentemente fatto notare ai membri National Academies’ committee on technology, policy, and law, che aprire una discussione su questa regola potrebbe “attirare l’attenzione” dell’amministrazione Trump. Altri, come David Baltimore, biologo di fama mondiale del California Institute of Technology, credono che la ricerca debba procedere a prescindere dal clima politico. 

(LO)

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