Tecnologie della comunicazione e usi sociali

L’artificiale quotidiano si colloca nel rapporto ambivalente tra una crescente astrazione della società complessa e il contestuale recupero delle emozioni. Immersione, contaminazione e contingenza sono tre categorie chiave per osservarlo nelle diverse configurazioni: oggetti tecnologici personali, media walking, affective computing, o macchine intelligenti che interagiscono con i loro utilizzatori.

di Lella Mazzoli, Roberta Bartoletti, Giovanni Boccia Artieri

Nella società contemporanea le tecnologie costituiscono un tratto diffuso e ineludibile dell’esperienza quotidiana e divengono luogo privilegiato per osservarne le dinamiche e le logiche più profonde. Per cogliere i tratti caratteristici dell’intreccio complesso tra tecnologia e società è utile partire dalla fine delle grandi narrazioni, che hanno progressivamente perso coerenza e forza normativa, così che il sociale e l’esperienza individuale sono caratterizzati da crescenti pluralità e frammentazione.

Sul versante del soggetto ciò ha portato all’affermarsi di rapporti sempre più impersonali, generalizzati e astratti. I legami forti sono stati sostituiti da legami deboli, o meglio da nuove forme del legame sociale, non più normative come in passato ma non per questo inefficaci nella produzione di collettivo. Coerenti con queste trasformazioni sono da un lato le strategie soggettive di riflusso nel privato, concretizzate per esempio nel rifiuto di un impegno socio-politico, o almeno delle forme tradizionali. Contestualmente si rilevano modalità di recupero del «sensibile» come forma espressiva e di conoscenza altra rispetto a quelle iper-razionalizzate, caratteristiche sia del sociale sia della stessa tecnologia. 

Si registra così un’ambivalenza tra una crescente frammentazione e astrattizzazione del sociale e un contestuale recupero delle emozioni come tratto irrinunciabile dell’esperienza, della conoscenza e della produzione di senso individuale. Le tecnologie si inseriscono a entrambi i livelli e si profila un artificiale quotidiano che emerge dall’incontro sensivo tra un aspetto emozionale, riconducibile a dinamiche narrative soggettive proprie del micro, e un aspetto razionale tipico della logica del macro e incarnato dai nuovi media.

è utile quindi osservare l’artificiale quotidiano attraverso tre parole chiave, che dominano l’esperienza contemporanea:

– immersione: il sociale si profila come luogo esperienziale in cui calarsi polisensorialmente;

– contaminazione, tra abilità personali e potenzialità della tecnologia;

– contingenza delle identità e delle situazioni sociali: si tratta in altre parole del nomadismo come forma di erranza esperienziale e cognitiva.

Vediamo come queste parole chiave siano utili agli studi dell’artificiale quotidiano e a mettere in luce le conseguenze estreme cui si tende.

IL CELLULARE, ARTIFICIALE QUOTIDIANO A GRANDE DIFFUSIONE

Le tecnologie del quotidiano si profilano come luogo attraversato da dinamiche complesse e ambivalenti, relative alla produzione del senso e dell’identità individuale, alla emergenza di forme del collettivo, alla riproduzione del sociale e della comunicazione come sua operazione astratta, svincolata dalle specificità delle soggettività e dalle forme concrete di relazionalità. Un esempio evidente dell’intreccio di questi aspetti può essere rintracciato nel telefono cellulare, che per diffusione è forse assimilabile solo al televisore, da cui comunque si differenzia seguendo l’utilizzatore come un’ombra e profilandosi a tutti gli effetti come tecnologia personale. Il cellulare incarna in modo ambivalente istanze soggettive, emotive e specifiche, e istanze del sociale, strumentali e astratte, come emerge dalla sua osservazione attraverso le tre parole chiave proposte.

Dal punto di vista dell’immersione il cellulare dimostra di essere capace di inserirsi in percorsi di addomesticamento emozionale, attraverso una sua integrazione nella famiglia degli oggetti personali, dando forma a modalità di umanizzazione della tecnologia che si muovono lungo percorsi differenti da quelli della trasformazione analogica dei linguaggi del medium, già considerata dagli studi classici sui paradigmi socio-tecnici e sulle interfacce. Ci riferiamo in particolare a pratiche di rivestimento, di iscrizione e personalizzazione del cellulare come oggetto prima ancora che come tecnologia, che fanno di un oggetto generico un oggetto «proprio», distinto dagli altri. In altre parole, un oggetto di affezione, carico di valenze simboliche prettamente soggettive. Non può inoltre essere trascurata la nuova frontiera degli MMS, che, sia in quanto messaggi visivi sia in quanto elementi di una memoria visiva portatile, costituiscono racconti di sé disponibili per la comunicazione, per la costruzione concreta dell’identità e delle relazioni.

Relativamente alla contaminazione tra abilità personali e potenzialità tecnologiche il cellulare mostra invece una forte omologia alle logiche del sociale contemporaneo, profilandosi come medium di gestione della complessità e medium di inclusione, in quanto educa (ossia socializza) i singoli utilizzatori alla selettività incessante e, allo stesso tempo, li abitua ad essere disponibili alla connessione alla rete della comunicazione.

Per quanto riguarda infine il nomadismo, il cellulare può essere analizzato come medium della pratica dell’altrimenti possibile e dell’equivalenza dei diversi contesti situazionali, emotivi e identitari. Il cellulare rende infatti quotidiana l’esperienza dell’indebolimento del radicamento contestuale (del qui e ora) e della crescente e radicale contingenza delle molteplici appartenenze che caratterizzano oggi l’esperienza.

UBIQUITà TECNOLOGICA E IMMERSIVITà POLISENSORIALE

Le tecnologie entrano nel quotidiano attraverso una logica affettiva e sensoriale, alimentando attraverso le forme dell’esperienza percorsi che socializzano l’uomo a una realtà dell’artificiale sempre più inclusiva, determinata anzitutto da una convergenza tra ubiquità tecnologica e immersività polisensoriale.

Siamo di fronte a una crescita di tecno-media onnipervasivi e ubiqui, a un artificiale sempre più integrato agli ambienti quotidiani e a una moltiplicazione di media walking, strumenti portatili capaci di stabilire connettività evolute: dal cellulare, ai PDA, sino ai wereable computer, che integreranno all’abbigliamento le possibilità delle tecnologie connettive. Ciò si intreccia col proliferare di interfacce immersive capaci di riportare il sensorium umano all’interno di un ambiente tecno-comunicativo riaffermando il primato polisensivo anche dell’esperienza artificiale: si pensi alla diffusione di tecnologia RV anche nelle realtà commerciali e di loisir.

Un altro tratto è l’esaltazione di un rapporto emotivo con l’artificiale. è il caso dell’affective computing, tecnologie con le quali relazionarsi e interagire sensorialmente e capaci di riconoscere e suscitare emozioni. Dalle indossabili in grado di imparare le preferenze dell’utente anticipandone i bisogni, alle entità artificiali interattive, come il pupazzo Furby, che evolve a partire dalle interazioni di gioco.

Un’ultima forma riguarda l’intelligenza degli oggetti in grado di interagire in modo automatico, introducendo la dimensione del controllo entro i confini del quotidiano. è il caso della domotica, case intelligenti in grado di «modellarsi» sulla base di gusti e bisogni degli ospiti, imparandone le abitudini. O del frigorifero screenfridge capace di scansionare contenuto, data di scadenza dei prodotti e se il caso inviare una mail di acquisto al supermercato. è evidente come in tale prospettiva si è tanto più liberi quanto più l’artificiale è in grado di automatizzarsi e di controllare lo spazio domestico sino ad anticipare i nostri bisogni.

In sintesi le conseguenze estreme dell’artificiale quotidiano sono:

– virtualità: familiarizziamo con la contingenza, impariamo a percepire e trattare il mondo come un sempre possibile altrimenti secondo una cultura della virtualità; 

– controllo: siamo oltre la sorveglianza, l’uomo entra nei confini di un controllo automatizzato e interiorizza il principio di regolazione: disciplinamento cibernetico dei corpi;

– post-utente: si passa alla partecipazione del compatto mente/corpo ad ambienti artificiali nei quali fare esperienza e co-evolvere con le macchine.

è, in definitiva, lo stesso contesto quotidiano a farsi ambiente tecno-mediale, a farsi media-mondo nel quale sperimentare sensorialmente con la tecnologia, in un modo capace di modificare significativamente la nostra epistemologia. 

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