Terre rare, un altro colpo basso della Cina

È in atto una campagna di disinformazione per minare la fiducia nelle aziende del mondo occidentale che estraggono questi materiali vitali per arginare il cambiamento climatico

Patrick Howell O’Neill

Secondo un nuovo rapporto della società di sicurezza informatica Mandiant, una campagna di influenza online condotta da un gruppo che promuove gli interessi politici della Cina sta prendendo di mira le aziende occidentali che estraggono e lavorano elementi di terre rare. La campagna, che si sta svolgendo nei gruppi di Facebook e nei tweet micro-mirati, sta cercando di alimentare le proteste ambientaliste contro le aziende negli Stati Uniti. 

L’operazione è attribuita a un gruppo online, nome in codice Dragonbridge, che già in passato ha sostenuto che il covid-19 ha avuto origine negli Stati Uniti. Quest’ultima campagna è sempre più intensa e fa parte di una battaglia strategica tra la Cina e i suoi avversari occidentali su chi controlla le preziose risorse e il proprio destino.

“Ci muoviamo verso un futuro in cui i tentativi di influenzare le industrie chiave dei paesi aumenterà”, afferma John Hultquist, capo dell’intelligence di Mandiant. “Man mano che la concorrenza tra Stati Uniti e Cina cambia, la natura della competizione potrebbe diventare più aggressiva”. Non si può dimenticare che gli elementi delle terre rare, come il cerio e il neodimio, sono gli ingredienti grezzi per quasi tutti i prodotti high-tech: smartphone, jet da combattimento, veicoli elettrici e turbine eoliche.

Comunque, le campagne di influenza non sono facili: Dragonbridge ha ampiamente fallito nel suo tentativo di attirare l’attenzione negativa sulle società occidentali. Quasi un anno fa, Shane Huntley, che dirige il Threat Analysis Group di Google e segue Dragonbridge dal 2019, ha twittato che “è davvero sorprendente come, malgrado tutti i loro sforzi, la campagna di disinformazione abbia ottenuto risultati così deludenti”.

Gli account di Dragonbridge spaziano dalle affermazioni sull’origine del coronavirus negli Stati Uniti alle critiche anti-Lynas.

La Cina è arrivata a dominare il mercato negli ultimi anni e nel 2017 il paese ha prodotto oltre l’80% della fornitura mondiale. Pechino ha raggiunto questo obiettivo investendo per decenni risorse nello studio e nell’estrazione di elementi delle terre rare, costruendo sei grandi aziende statali e allentando le normative ambientali per consentire metodi a basso costo e ad alto inquinamento. Il paese ha quindi aumentato rapidamente le esportazioni di terre rare negli anni 1990, una corsa improvvisa che ha mandato in bancarotta i rivali internazionali. L’ulteriore sviluppo delle industrie delle terre rare è un obiettivo strategico della strategia Made in China 2025 di Pechino.

Il paese ha dimostrato più volte il suo dominio, in particolare interrompendo tutte le spedizioni di questi prodotti in Giappone nel 2010 durante una disputa marittima. I media statali hanno avvertito che la Cina potrebbe fare lo stesso con gli Stati Uniti. L’occidente è cosciente di questa debolezza e di conseguenza, negli ultimi anni ha speso miliardi per migliorare la ricerca, l’estrazione e la lavorazione dei minerali

All’inizio di giugno 2022, la società mineraria canadese Appia ha comunicato di aver trovato nuove risorse nel Saskatchewan. A ruota, l’azienda americana USA Rare Earth ha annunciato un nuovo impianto di lavorazione in Oklahoma. Dragonbridge ha intrapreso la sua attività nel 2021, subito dopo che l’esercito americano ha firmato un accordo con l’australiana Lynas, la più grande azienda mineraria di terre rare al di fuori della Cina, per costruire un impianto di lavorazione in Texas

Gli screenshot forniti da Mandiant mostrano account associati a Dragonbridge che entrano in azione per campagne di influenza micro-mirate. Spacciandosi per utenti texani, hanno postato su un gruppo Facebook anti-Lynas preesistente, dichiarando preoccupazioni sull’impatto ambientale dell’estrazione e della lavorazione delle terre rare. Il gruppo ha cercato di incitare alla protesta, come aveva già provato a fare anche nei primi giorni della pandemia di coronavirus.

In ogni caso, le preoccupazioni ambientali intorno alle terre rare sono reali. In effetti, il predominio della Cina nel settore è dovuto in parte alle deboli normative ambientali del paese. Di fronte alle reazioni a livello locale, la Cina sta ora spostando alcune operazioni sulle terre rare in Africa.

Ma anche se le operazioni minerarie possano essere dannose per l’ambiente, questi materiali sono assolutamente necessari per raggiungere gli obiettivi globali di emissioni di carbonio e arginare il cambiamento climatico, perché sono fondamentali per tecnologie pulite all’avanguardia come batterie avanzate e veicoli elettrici. Questa realtà costringerà inevitabilmente a decisioni e compromessi difficili perché, conclude Hultquist, “i metalli delle terre rare sono un’area vitale di concorrenza per America e Cina”.

Immagine: Isaac Brekken / The New York Times via Redux

(rp)

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