Trump ancora bandito su Facebook

La decisione dell’Oversight Board, il “tribunale etico” dell’azienda, di mantenere il divieto all’ex presidente, per ora, non cambierà molto.

di Abby Ohlheiser

La notte prima che l’Oversight Board di Facebook decidesse di aderire alla decisione dell’azienda di bandirlo dalle sue piattaforme, l’ex presidente Donald Trump ha annunciato, tramite un’esclusiva su Fox News, di aver creato un sito web. Chiamato From the Desk of Donald Trump, sembrava un sito di social media, ma in realtà era solo un feed delle sue dichiarazioni. Ogni affermazione aveva un pulsante “Mi piace” e pulsanti per la condivisione di link a quel post su Facebook e Twitter, dove Trump rimane permanentemente bandito. 

È stato fatto in previsione dell’annuncio dell’Oversight Board di mantenere il divieto dell’azienda. La decisione era attesa da molti con la stessa urgenza di una sentenza della Corte Suprema. Eppure il comitato di controllo – che si caratterizza come indipendente, ma è stato creato e finanziato da Facebook – si basa semplicemente sulla parola di Facebook che si atterrà alle sue decisioni (le sue raccomandazioni, nel frattempo, non sono vincolanti). 

La decisione non è stata nemmeno così definitiva come alcuni sembravano aspettarsi. Pur confermando il divieto iniziale, il consiglio in sostanza ha affermato che Facebook poteva decidere in autonomia cosa fare con l’account di Trump a lungo termine.  

“Non era appropriato che Facebook imponesse una sanzione a tempo indeterminato”, si legge nella decisione. Facebook ha bisogno di rivedere la questione stessa, ha scritto il board e “determinare e giustificare una risposta proporzionata che sia coerente con le regole che vengono applicate agli altri utenti della sua piattaforma”. E’ stata anche fissata una scadenza di sei mesi da adesso. 

Per anni Trump è stato al centro di una costante attenzione su come un capo di stato stava usando il suo account Twitter personale per amplificare i contenuti estremisti, manipolare l’attenzione del pubblico, ritwittare meme superficiali, promuovere pericolose teorie del complotto e parlare direttamente ai seguaci, che alla fine hanno addirittura preso d’assalto il Campidoglio per cercare di ribaltare un’elezione che pensavano fosse stata rubata.

Per anni, aziende come Facebook e Twitter si sono astenute dall’interferire nei post sui social media di Trump, sostenendo che la loro “attualità” avrebbe dovuto garantirne la diffusione anche qnel caso avessero infranto le regole della piattaforma su abusi o disinformazione. Questa situazione ha iniziato a cambiare durante la pandemia di covid, poiché Trump ha utilizzato la sua piattaforma per far circolare ripetutamente disinformazione sia sul voto sia sul virus. 

Durante l’estate, Twitter ha iniziato ad aggiungere “verifiche dei fatti” ai tweet di Trump che infrangevano le regole, il che ha fatto infuriare il presidente al punto da minacciare di abolire la Sezione 230, la regola che protegge molte aziende Internet dalla responsabilità per ciò che gli utenti fanno sui loro servizi. 

Ma anche se Trump restasse fuori per sempre dalle principali piattaforme di social media, il ciclo è irreversibile. Trump continuerà a rilasciare dichiarazioni, che saranno condivise dai suoi sostenitori e coperte dai media indipendentemente dal fatto che sia o meno sui social media. E il ciclo dell’attenzione in rete ruotato attorno a lui per così tanto tempo continuerà senza di lui, così come le strutture sottostanti che rendono possibile la presenza influente di Trump sui social media. 

Bandire Trump da Facebook in modo permanente lo manterrebbe ai margini di queste reti. Ma concentrare così tanta attenzione sulle decisioni della piattaforma stessa è estremamente fuorviante, afferma Whitney Phillips, ricercatore della Syracuse University che studia l’alfabetizzazione mediatica e la disinformazione. Il successo di Trump sui social media deriva in parte dalle piattaforme, ma in parte da “correnti sotterranee economiche, politiche e sociali” che hanno sostenuto Trump e continueranno a farlo.  

Secondo Phillips, la decisione del comitato di controllo è stata pubblicizzata come un importante referendum su come Facebook bilancia la libertà di parola e la sicurezza mentre è stata una non decisione che cambia poco sul motivo per cui ci si ritrova in questa situazione. L’idea stessa di creare il Board “è stata essenzialmente una campagna di pubbliche relazioni con i media”, sostiene Joan Donovan, direttrice della ricerca dello Shorenstein Center on Media, Politics, and Public Policy della Harvard Kennedy School. Facebook è stata lasciata sola ad applicare le proprie politiche, che è essenzialmente lo “scenario peggiore per l’azienda, che ha voluto il Board”, ella spiega.

“Quando si tratta di Facebook, si deve ricordare che Facebook non è solo un luogo in cui le persone pubblicano messaggi”, afferma Donovan. “All’utente sembra di avere il potere di diffondere l’informazione grazie a una rete di pagine e account correlati che possono amplificare rapidamente i contenuti per un pubblico di milioni di persone. Facebook è uno strumento unico di organizzazione e una rete di trasmissione e il suo potere viene regolarmente utilizzato nel bene e nel male. 

I contenuti conservatori si muovono molto bene su Facebook, nonostante le affermazioni di lunga data di molte personalità di destra che le loro voci siano ingiustamente soppresse lì (l’affermazione della censura stessa genera una grande quantità di contenuti virali di destra ogni volta che viene fuori). Il post di collegamento più performante su Facebook il giorno prima della sentenza del comitato era di Ben Shapiro, un commentatore di destra, che ha promosso un articolo del “Daily Wire” su una “rivolta” cittadina contro la teoria critica della razza, secondo Crowdtangle. Shapiro aveva tre dei primi 10 post della giornata.

Trump è definitivamente bandito da Twitter per aver incitato la folla di estremisti di destra che hanno preso d’assalto il Campidoglio il 6 gennaio. YouTube ha dichiarato a marzo che ripristinerà il suo canale quando il rischio di violenza diminuirà.   Nel frattempo, tra sei mesi, Facebook emetterà una nuova decisione sull’account di Trump.

Foto: AP Photo / John Raoux

Related Posts
Total
0
Share