Un refrigeratore sul chip

di MIT Technology Review

Via via che i chip per computer diventano più piccoli e più veloci, diventano anche sempre più bollenti ed i ventilatori usati per raffreddarli ed impedire che rallentino o si rompano, non ce la fanno più a stargli dietro. Per risolvere questo problema Thar Technologies, di Pittsburgh, Pennsylvania, ha sviluppato un microsistema di refrigerazione che usa biossido di carbonio (o anidride carbonica, se preferite) per raffreddare rapidamente ed efficientemente i chip. L’innovazione principale elaborata da Thar è un microcompressore di 1,25 centimetri per 5 centimetri per 5 centimetri, che comprime il biossido di carbonio gassoso fino ad uno stato supercritico, dove le sue proprietà oscillano fra quelle di un liquido e quelle di un gas. Il sistema raffredda il biossido di carbonio attraverso l’espansione e lo fa passare attraverso i condotti di uno scambiatore di calore ultrafine. Spesso solo 125 micrometri, questo scambiatore è sistemato direttamente sopra il microchip, estraendone il calore attraverso il contenitore e raffreddando così l’elettronica al suo interno. Questo riconverte in gas il biossido di carbonio, che viene poi fatto ritornare nel microcompressore, mentre il calore è scaricato per convezione in un secondo scambiatore di calore. Lallt (? Non lo leggo bene) Chordia, il fondatore ed amministratore delegato di Thar, dice che il sistema può raffreddare i chip a temperature più basse di quelle raggiunte dalle altre tecnologie, che usano acqua o metalli liquidi, e queste temperature più basse si traducono in una vita più lunga per i chip. Il sistema è abbastanza piccolo da poter essere usato non solo nei computer fissi (desktop), ma anche in quelli portatili. Thar sta adesso lavorando sui problemi connessi alla produzione in serie del dispositivo, così da realizzare i microrefrigeratori in modo abbastanza affidabile ed economico da interessare l’industria dei computer.

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