Un sistema di riabilitazione per bambini non vedenti fin dai primi anni di vita

Partenza ufficiale per ABBI, il progetto europeo coordinato dall’IIT, per la realizzazione di uno dei primi sistemi di riabilitazione per bambini non vedenti fin dai primi anni di vita.

ABBI è un progetto per riabilitare la capacità di orientamento ambientale delle persone non vedenti, sfruttando il suono. Iniziato in modo ufficiale oggi, ABBI (acronimo di Audio Bracelet for Blind Interaction) avrà la durata di tre anni, è finanziato dalla Commissione Europea ed è coordinato dall’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) a Genova. Il progetto prevede sia la realizzazione tecnica di un dispositivo sonoro non invasivo che stimoli la percezione spaziale dei ciechi, sia la verifica della sua efficacia su un campione di circa 150 bambini e adolescenti non vedenti, coinvolgendo numerose famiglie volontarie della Liguria.

Alla realizzazione del progetto ABBI partecipano, oltre a IIT come capofila, l’Istituto David Chiossone onlus a Genova, la Lunds Universitet (Svezia), l’Universität Hamburg (Germania), e l’University of Glasgow (UK).

Gli obiettivi scientifici e tecnologici di ABBI nascono da una maggiore conoscenza delle modalità con cui il cervello cerca di ripristinare le percezioni sensoriali compromesse a causa dell’invalidità di uno dei sensi, sfruttando un altro senso funzionante. In particolare, i ricercatori dell’Istituto Italiano di Tecnologia hanno recentemente dimostrato che l’udito e la percezione del suono possono subentrare alla vista compromessa come strumento di orientamento nello spazio.

“Nei nostri studi sull’integrazione delle modalità sensoriali nei bambini, abbiamo evidenziato che le persone non vedenti hanno una limitata percezione del proprio corpo, e che ciò pregiudica ulteriormente la loro capacità di muoversi nello spazio con semplicità” spiega la dott.ssa Monica Gori, coordinatrice del progetto ABBI e ricercatrice nel dipartimento di Robotics, Brain and Cognitive Sciences di IIT. “La tecnologia ABBI è pensata per compensare entrambi gli aspetti con il suono”.

Il progetto ABBI prevede la progettazione e la realizzazione di un dispositivo sonoro indossabile, attraverso cui il bambino non vedente potrà esplorare le dimensioni del proprio corpo, basandosi sull’origine del suono emesso, siano esse le braccia o le gambe. Inoltre, i dispositivi saranno utilizzati per creare reti sonore da dislocare negli ambienti in cui le persone non vedenti vivono, permettendo così che l’udito, e non la vista, crei una mappa spaziale nella quale la persona potrà muoversi. ABBI sarà simile a un braccialetto, dal disegno semplice e realizzato con una tecnologia affatto invasiva, il suo utilizzo non richiederà alcuna particolare istruzione proprio perché la sua azione sfrutta un meccanismo naturale del cervello.

“Siamo convinti che l’introduzione di ABBI nei primi tre anni di vita dei bambini non vedenti, avrà un effetto riabilitativo”, dichiara la dott.ssa Gori, “i bambini saranno consapevoli del loro stesso corpo e potranno orientarsi nello spazio solo con l’ausilio dei normali suoni ambientali”.

La realizzazione e la prova degli effetti di ABBI saranno verificate direttamente con gli utenti, grazie alla partecipazione nel progetto di istituti dedicati allo studio e alla riabilitazione della cecità, quali l’Universität Hamburg e l’Istituto David Chiossone onlus a Genova. In particolare il dispositivo sarà utilizzato da un gruppo di 150 bambini non vedenti provenienti dal territorio.

(sa)

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