Una nuova piattaforma ha una sola regola: la gentilezza.

Telepath pensa di poter ridefinire i social media bloccando chi si esprime in modi aggressivi verso gli altri, ma gli esperti hanno seri dubbi che sia una strada praticabile.

di Tanya Basu

Durante le scuole medie e superiori, Nora Tan ha scaricato i tre grandi social media. Era naturale. “Sono cresciuta nell’era in cui i social media stavano davvero decollando”, afferma Tan, una product manager di Seattle. “Ho creato un account Facebook nel 2009, uno Instagram nel 2010, poi un altro Twitter quando ero al liceo”.

Al college, Tan è tornata sui suoi passi. “Ho pensato a come moderare i contenuti e a come venivano utilizzati nelle campagne politiche”, ella spiega. Turbata da quanto vedeva, Tan ha cancellato Twitter, ha usato Instagram solo per seguire gli account di amici intimi e ha scaricato un’estensione di Chrome in modo che quando digitava Facebook sulla sua barra di ricerca, riceveva solo le notifiche dei suoi amici.

Quindi aveva poche aspettative quando, nel marzo del 2019, un amico l’ha invitata a fare da beta tester per una nuova piattaforma di social media, Telepath. Diciotto mesi dopo, ora è l’ unica attività di social media di Tan.

Telepath è stato co-fondato da Marc Bodnick, l’ex responsabile di Quora, e il suo formato è simile alla piattaforma di domande e risposte. L’app solo su invito consente agli utenti di seguire persone o argomenti. I thread combinano l’urgenza di Twitter con l’effimero di Snapchat (i post scompaiono dopo 30 giorni). Il grande punto di forza di Telepath è: un team interno di moderazione dei contenuti che richiede la gentilezza come standard e i veri nomi degli utenti.

La politica sui nomi di Telepath ha lo scopo di assicurarsi che il team di moderazione dei contenuti possa concentrarsi completamente sull’individuazione degli abusi. È anche un modo per rendere più partecipata la conversazione. “Abbiamo bisogno di numeri di telefono univoci e di verifica, quindi non ossiamo accettare un numero usa e getta su Google Voice”, afferma Tatiana Estévez, responsabile della comunità e della sicurezza. “Gli account fantoccio sono quelli che su altre piattaforme esprimono i contenuti più banali”.

La politica ha già suscitato alcune critiche da parte di chi ritiene possa mettere in pericolo le donne e le comunità emarginate. “C’è una convinzione diffusa che se le persone usano i loro nomi veri si comporteranno meglio negli ambienti sociali perché altre persone possono identificarli e ci possono essere conseguenze sociali per le loro azioni”, afferma J. Nathan Matias, professore e fondatore di Citizens e Technology Lab della Cornell University. “Sebbene ci fossero i primi sintomi di questa situazione negli anni 1980, non si trattava ancora di gruppi eterogeneo di persone e hanno poco a che vedere con ciò che Internet è diventato”.

In effetti, molte persone che usano pseudonimi appartengono ai gruppi più emarginati o vulnerabili e lo fanno per proteggersi da molestie e atti lesivi della privacy online. Il doxxing, ovvero la diffusione di informazioni di identificazione online per molestare e minacciare, è un problema molto serio per chi vive una condizione di emarginazione e ha creato parecchie difficoltà sui social media come Facebook e Twitter, che sono state entrambe criticate per non proteggere le persone a rischio (sebbene sia Twitter che Facebook abbiano cercato di fare ammenda di recente rimuovendo i tweet che promuovono la disinformazione). 

Estévez afferma che sebbene sia “molto sensibile a questo aspetto” e che le persone trans possano identificarsi con il nome e il genere scelto, la verifica del nome del telefono e la struttura di solo invito dell’app erano necessarie per prevenire comportamenti offensivi. La responsabile di Telepath, che ha trascorso anni come moderatore volontario presso Quora prima di guidare il team di moderazione, ha importato nella nuova piattaforma le linee guida della comunità di Quora: “Sii gentile, sii rispettoso”. “Le persone sono disponibili se vengono trattate bene”, sono più felici e attratte da situazioni in cui possono dire la loro e non sentirsi ridicolizzati”, spiega Estevez.

Il team di Telepath è stato molto esplicito. “Abbiamo deciso di usare la parola ‘gentilezza’ invece di ‘civile'”, dice Bodnick. “Civile implica una regola da non infrangere. La gentilezza è il concedersi a vicenda il beneficio del dubbio, non impegnarsi in attacchi personali. Ci auguriamo che sia la forza di fare queste valutazioni ad attrarre le persone”.

Storicamente, le piattaforme sono state riluttanti a rafforzare la sicurezza degli utenti di base, per non parlare della gentilezza, afferma Danielle Citron, professore di diritto della Boston University Law School che ha scritto sulla moderazione dei contenuti e ha consigliato le piattaforme di social media. “La gentilezza non è una cattiva idea”, dice Citron.

Tuttavia, è un concetto anche estremamente vago e soggettivo, soprattutto quando proteggere alcune persone può significare criticare gli altri. Mettere in discussione un certo punto di vista, anche in un modo che sembra critico o scortese, a volte può essere necessario. A chi aggredisce insultando dovrebbe essere detto cosa c’è di sbagliato nelle sue azioni, ma in un anno elettorale che negli Stati Uniti ha visto conflitti razziali duri quanto quelli degli anni 1970 e una pandemia aggravata dalla disinformazione, forse essere gentili non è più sufficiente.

Il “successo” di Telepath dipenderà dal team interno di moderazione dei contenuti, il cui compito sarà quello di sorvegliare la “gentilezza” sulla piattaforma. Non sarà ovviamente facile. Solo di recente si è iniziato a capire quanto  possa essere traumatica la moderazione dei contenuti grazie a una serie di articoli di Casey Newton, prima in “The Verge”, che hanno esposto le condizioni che si trovano ad affrontare i moderatori che lavorano su contratto con salario minimo. Anche se questi lavoratori fossero pagati meglio, il contenuto di cui molti si occupano è innegabilmente devastante. “La società sta ancora cercando di capire come rendere gestibile la moderazione dei contenuti per gli esseri umani”, afferma Matias. 

Alla domanda su questi problemi, Estévez sottolinea che in Telepath la moderazione dei contenuti sarà “olistica” e che il posto di lavoro è pensato per durare. “Non vogliamo che le persone lo facciano per alcuni mesi e se ne vadano”, ella sostiene. Gli organizzatori di Telepath ritengono che il modello di solo invito aiuterà in questo senso (la piattaforma attualmente supporta circa 3.000 persone). 

Ma c’è un altro problema: il confronto con la diversità. “Se si inizia con un gruppo di utenti simili tra loro, nella rete possono svilupparsi culture poco accoglienti e in alcuni casi ostili alle persone emarginate”, afferma Matias. La paura di una cultura ostile all’interno del gruppo è ben fondata. Clubhouse, un’app utilizzata da manager legati alla Silicon Valley, si è ritrovata al centro delle polemiche per commenti improntati alla misoginia. La scorsa settimana, è stata accusata di antisemitismo.

Finora, Telepath è frequentata da gruppi della Silicon Valley, giornalisti e persone influenti. Non è una folla diversificata, ed Estévez dice che il team lo riconosce. L’equilibrio è difficile. Da un lato, mantenere una comunità solo su invito di membri che la pensano allo stesso modo consente a Telepath di tenere la situazione sotto controllo, ma allo stesso tempo questo tipo di ambiente può diventare poco disposto a mettersi in discussione, vanificando in primo luogo lo scopo della conversazione e offrendo potenzialmente un’accoglienza ostile agli estranei.

Tan dice che le persone con cui interagisce rientrano sicuramente in un tipo: sono di sinistra e tecnologiche. “I primi a utilizzare la piattaforma provenivano dalle reti di Marc [Bodnick] o Richard [Henry]”, ella dice, riferendosi ai cofondatori. A suo parere, le conversazioni dell’app sono di ampio respiro ed è “piacevolmente sorpresa” dalla profondità del confronto.

Telepath deve rispondere alla domanda: è possibile incoraggiare un dibattito vivace, ma dignitoso, su una piattaforma senza vederlo trasformarsi in molestie? La maggior parte degli utenti presume che essere online implichi subire una certa quantità di abusi, in particolare se sei una donna o appartenente a un gruppo emarginato. Non dovrebbe essere così.

(rp)

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